Teverola (Caserta) – Il gip del Tribunale di Napoli Nord ha revocato la misura cautelare degli arresti domiciliari all’ex sindaco di Teverola, Biagio Lusini, coinvolto nell’inchiesta sul presunto sistema di corruzione al Comune di Teverola tra il 2019 e il 2021, con al centro la cosiddetta “lottizzazione Schiavone”, che lo scorso 12 novembre ha portato all’esecuzione di otto misure nei confronti di professionisti, imprenditori e amministratori pubblici. Tra questi l’altro ex sindaco Tommaso Barbato, il tecnico Gennaro Pitocchi e l’ex assessore Pasquale De Floris, finiti anche loro ai domiciliari, successivamente revocati. I primi due sono stati sottoposti ad obbligo di firma, il terzo è in stato di libertà.
La motivazione del provvedimento del gip riguarda la dichiarazione di inutilizzabilità – stabilita in sede di Riesame e confermata dalla Cassazione dopo il ricorso della Procura – delle intercettazioni telefoniche finite tra gli atti dell’inchiesta, provenienti da un’indagine della Direzione distrettuale antimafia sugli interessi del clan dei Casalesi nelle amministrazioni pubbliche dell’agro aversano. Le accuse di corruzione scaturite da quelle intercettazioni, infatti, secondo la Suprema Corte, non riguardano ambienti di camorra ma sono legate ad esclusivi interessi personali degli indagati. In precedenza erano state annullate anche le contestazioni sulla nomina di Alessandro Pisani come responsabile dell’area tecnica comunale, figura che secondo gli inquirenti faceva parte del presunto sistema corruttivo.