La Cassazione ha rigettato il ricorso presentato dalla difesa di Michele Zagaria, ex boss del clan dei Casalesi arrestato nel 2011, noto come “Capastorta”, contro il mantenimento del regime di carcere duro – “41-bis”. La richiesta dell’ex superlatitante di Casapesenna, che aveva già affrontato vari processi e denunciato una presunta dissociazione dal clan nel 2018, non ha trovato accoglimento per la revisione della misura cautelare, confermata dalla Suprema Corte con una motivazione chiara: il rischio che possa ancora mantenere contatti con l’organizzazione criminale.
La difesa di Zagaria nel ricorso sosteneva che la proroga del 41-bis violasse i principi fondamentali della Costituzione e della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, in particolare gli articoli che tutelano i diritti dei detenuti. Secondo la difesa, l’ex boss si sarebbe distaccato dalla camorra dopo la sua dichiarata dissociazione nel 2018 e la successiva assoluzione nel 2022, elementi che avrebbero dovuto incidere sulla sua pericolosità. Tuttavia, la Cassazione ha ritenuto che non fosse necessario fornire una prova diretta dei legami attuali con il clan, ma che bastassero gli indizi disponibili per concludere che il rischio di un ritorno nei ranghi della camorra fosse ancora alto.
Il Tribunale di Sorveglianza aveva già rilevato la pericolosità di Zagaria, anche in virtù dei rapporti della Dia, Dda e carabinieri che continuano a segnalarlo come una figura di riferimento all’interno del clan. La Cassazione ha quindi escluso che l’assoluzione di Zagaria nel 2022 possa essere un elemento che limiti il pericolo di suoi futuri contatti con la criminalità organizzata. Inoltre, per la Suprema Corte, la dissociazione dichiarata dal detenuto nel 2018 non è stata accompagnata da azioni concrete che ne confermassero l’effettivo distacco dal mondo della criminalità.
Anche per un altro boss casertano, Domenico Belforte, capo dell’omonimo clan di Marcianise, di recente è stato confermato il carcere duro da parte del Tribunale di Sorveglianza di Roma. L’esponente dei “Mazzacane” aveva presentato un ricorso contro la proroga del regime, ma la Cassazione aveva annullato una precedente sentenza favorevole, rinviando il caso a un nuovo collegio giudicante. La nuova sezione del Tribunale capitolino ha deciso di mantenere il regime 41-bis, confermando che Belforte continua a rappresentare un pericolo per la sicurezza pubblica e per l’ordine penitenziario, anche se la sua difesa potrà ancora presentare un ulteriore ricorso.