Riciclava soldi della camorra, confiscati beni per circa 300 milioni all’imprenditore Passarelli

di Redazione

18 società, 9 autoveicoli e 631 immobili e terreni nelle province di Bologna, Ravenna, Napoli, Benevento, Caserta, Latina, Sassari e Campobasso. Il tutto per un valore di 294 milioni di euro, sono stati confiscati ad Antonio Passarelli, 68enne imprenditore che gli inquirenti ritengono vicino alla camorra.

Il provvedimento nasce dalle indagini svolte dai nuclei di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Napoli e Bologna, in collaborazione con il servizio centrale di investigazione della criminalità organizzata, Scico. Grazie alle dichiarazioni concordi di 5 collaboratori di giustizia, le indagini hanno fatto emergere come Passarelli fosse da tempo coinvolto in operazioni di riciclaggio e fittizia intestazione di beni. Quest’ultima accusa accertata, peraltro, da sentenza di condanna definitiva.

L’imprenditore avrebbe agito in sinergia con esponenti di spicco di alcuni clan: i Mallardo, i Di Lauro, gli Scissionisti, i Puca, gli Aversano, i Verde e i Perfetto, realizzando, in particolare, investimenti immobiliari in varie regioni, tra cui Emilia Romagna, Campania, Lazio, Sardegna e Molise. Ingenti somme di denaro sono state sottratte all’Agenzia delle Entrate: il dato è emerso dal controllo incrociato tra i redditi ufficiali dichiarati da Passarelli e i beni posseduti.

Originario di Melito di Napoli, l’imprenditore opera nel settore immobiliare, già condannato nell’ambito dell’operazione “Omphalos”, nel 2017, per i reati di esercizio abusivo del credito ed intestazione fittizia di quote societarie e di beni, con l’aggravante del “metodo mafioso”. IN ALTO IL VIDEO

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