Un sistema di corruzione radicato, caratterizzato da un vero e proprio tariffario per il rilascio di certificati falsi. E’ quello emerso dalle indagini condotte dai carabinieri del Nas che stamani, tra le province di Napoli e Salerno, con l’impiego di 300 militari, hanno eseguito 70 misure cautelari, emesse dal gip del tribunale partenopeo, nei confronti di altrettanti indagati per associazione per delinquere finalizzata alla falsificazione di documenti, corruzione e truffa aggravata ai danni del Servizio Sanitario Nazionale.
L’inchiesta ha avuto origine da una segnalazione interna dell’Asl Napoli 1, scaturita da un esposto anonimo. Secondo quanto accertato dagli inquirenti nel corso delle attività investigative, durate circa due anni, il costo per un certificato di morte naturale era di 50 euro, mentre per un test del Dna, necessario per la cremazione, la cifra saliva a 70 euro. In totale, sono stati documentati circa 300 episodi di illeciti. 67 degli indagati sono stati sottoposti a custodia cautelare, tra carcere e domiciliari, tra cui cinque dirigenti medici, impiegati dell’Asl Napoli 1 Centro e dell’ufficio di Stato civile, oltre a 33 imprenditori del settore funebre. E’ emerso, inoltre, che venivano rilasciati certificati falsi per ottenere pass per parcheggi riservati ai disabili. L’attività illecita si concentrava nel distretto sanitario della zona del Chiatamone, già in passato al centro di un’indagine sui falsi invalidi.
Il comandante del Nas di Napoli, Andrea Cisternino, ha spiegato che l’inchiesta si è sviluppata lungo tre direttrici principali: l’assenteismo di alcuni medici, la falsificazione di certificati e la gestione irregolare dei test del Dna per le cremazioni. In particolare, venivano prodotti certificati falsificati senza alcuna verifica effettiva da parte dei medici legali, i quali attestavano decessi e visite domiciliari mai avvenute. Il denaro passava direttamente dalle imprese funebri ai sanitari, con la documentazione già firmata in anticipo. Durante l’operazione sono stati sequestrati decine di kit per il test del Dna appartenenti all’Asl Napoli 1 Centro, trovati nelle disponibilità di alcuni imprenditori funebri. Il meccanismo fraudolento permetteva di bypassare il medico legale, con ulteriori somme versate per accelerare i tempi di cremazione.
I dettagli dell’operazione sono stati illustrati in una conferenza stampa svoltasi presso la Procura della Repubblica di Napoli, alla presenza del procuratore Nicola Gratteri, dell’aggiunto Sergio Amato e dei vertici dell’Arma dei Carabinieri. L’indagine prosegue per chiarire ulteriori aspetti di un sistema che, secondo gli inquirenti, potrebbe avere ramificazioni ancora più ampie nel settore sanitario e amministrativo. IN ALTO IL VIDEO