Terremoto in Birmania, si temono oltre 10mila vittime

di Redazione

Sale a oltre 1600 morti il bilancio del terremoto di magnitudo 7.7, seguito da un secondo sisma di 6.4, che ieri ha colpito la Birmania (Myanmar), con epicentro a 16 chilometri a nord-ovest di Sagaing, nel centro del Paese, e profondità a 10 chilometri. 1644 le vittime accertate, 3408 i feriti, 139 i dispersi. Ma le cifre sono destinate a salire drammaticamente. Secondo il servizio geologico Usa le vittime potrebbero superare le 10mila.

Tra i morti decine sono bambini, deceduti nei crolli di un monastero a Taungoo, di una moschea a Mandalay e di una scuola a Kyaukse. Il sisma, 300 volte più forte di quello di Amatrice, è stato devastante anche oltre confine: è stato avvertito con forza anche in Cina, India, Laos, Bangladesh e soprattutto in Thailandia dove, a Bangkok, un grattacielo in costruzione è crollato, provocando otto vittime finora accertate, mentre altre decine di persone risultano disperse.

Aiuti da Onu, Usa e Ue – In Myanmar, il giorno dopo il disastroso terremoto, sono giunti aiuti in varia misura dall’Onu, da Cina e India, dalla Russia, dall’Unione europea. Il presidente Usa Trump ha assicurato il suo intervento, il ministero delle emergenze di Mosca ha inviato due aerei con a bordo 120 soccorritori e forniture, secondo un rapporto dell’agenzia Tass. L’India ha inviato una squadra di ricerca e soccorso e un team medico, nonché provviste, mentre il ministero degli esteri della Malaysia ha affermato di aver inviato 50 persone domenica per aiutare a identificare e fornire aiuti alle aree più colpite. Le Nazioni Unite hanno stanziato 5 milioni di dollari per avviare gli sforzi di soccorso. India, Francia e Unione Europea si sono offerte di fornire assistenza, mentre l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha dichiarato che si stava mobilitando per l’invio di forniture mediche.

Comunità Cattolica: “Mancano soccorsi” – “Il dramma è che i soccorsi scarseggiano o sono del tutto assenti. Vediamo tanta solidarietà tra la gente, ma registriamo l’assenza completa dello Stato. L’area di Sagaing, epicentro del terremoto, è una di quelle dove sono più forti gli scontri per la guerra civile in corso. Nell’instabilità generale non ci sono soccorsi organizzati per le vittime”. Lo dice all’Agenzia Fides una fonte della comunità cattolica di Mandalay, vicina a Sagaing, dove il terremoto che ha colpito la Birmania ha fatto più danni. “Nelle zone che non sono sotto il controllo dell’esercito, le cosiddette ‘zone liberate’, non vi sono istituzioni civili funzionanti, dunque tutto è affidato alla buona volontà della gente o all’organizzazione delle comunità e degli eserciti delle minoranze etniche. Nelle zone controllate dalla giunta, alcuni corpi di vigili del fuoco sono impegnati nella capitale Naypyidaw e a Mandalay, dove sono crollati diversi edifici a più piani, ma tanti altri territori sono del tutto abbandonati a loro stessi. Lo stato si disinteressa del tutto dei cittadini, della loro condizione e del loro benessere”, rileva la fonte di Fides che chiede l’anonimato per motivi di sicurezza.

Croce Rossa: “Preoccupano dighe” – Edifici e infrastrutture pubbliche sono stati danneggiati e sono crollati, con preoccupazioni per lo stato delle dighe su larga scala: lo ha affermato la Croce Rossa, come riportano i media internazionali. “Le infrastrutture pubbliche sono state danneggiate, tra cui strade, ponti ed edifici pubblici. Attualmente abbiamo preoccupazioni per le dighe su larga scala”, ha detto Marie Manrique, coordinatrice del programma per la Federazione Internazionale della Croce Rossa ai giornalisti a Ginevra, tramite collegamento video da Yangon.

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