“La missione dell’Unicef è prendersi cura dei bambini, e in un mondo così complesso è essenziale mantenere il nostro obiettivo chiaro e prioritario, ovunque e sotto qualsiasi regime. Dobbiamo restare fermi nei nostri principi, perché nessun bambino sceglie dove nascere: né in un paese povero, né in una zona di guerra, né in luoghi privi di sanità o istruzione. Il nostro impegno è proteggere tutti i bambini, dai contesti più disagiati del mondo fino ai paesi più sviluppati, come l’Italia, dove molti piccoli continuano a vivere situazioni di difficoltà”. Lo ha dichiarato Paolo Rozera, direttore generale Unicef Italia, intervenuto nel corso del Cnpr forum “Costruire speranza: Unicef in prima linea per un mondo a misura di bambino”, promosso dalla Cassa nazionale di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili, presieduta da Luigi Pagliuca.
“L’Unicef nacque nel 1946, subito dopo la Seconda guerra mondiale, per assistere i bambini vittime dei bombardamenti, diventando poi un’organizzazione permanente. Da allora – ha aggiunto Rozera -, sono stati compiuti enormi progressi, come dimostra la lotta contro la polio, ormai eradicata quasi ovunque, ad eccezione di Afghanistan e Pakistan. Numerose sono le conquiste raggiunte, in particolare nella riduzione della mortalità infantile nei primi cinque anni di vita”. Un impegno quotidiano ribadito anche da David Santodonato, presidente del Comitato di Roma per l’Unicef: “L’infanzia sta attraversando una fase particolarmente critica. L’aggravarsi di nuovi conflitti ha ulteriormente peggiorato una situazione già compromessa dalla pandemia, che ha rallentato gli aiuti nelle aree più vulnerabili del mondo. Quando scoppiano guerre, masse di persone sono costrette a spostarsi, e i bambini e gli adolescenti sono quelli che pagano il prezzo più alto, dovendo abbandonare le proprie case e abitudini da un giorno all’altro. Senza dimenticare quei bambini che purtroppo non sopravvivono ai conflitti o non possono ricevere cure adeguate a causa della mancanza di risorse. Questo è un momento estremamente difficile, ma il nostro compito, come Unicef, è mantenere viva la speranza e portare aiuto dove è più necessario. L’Unicef opera quotidianamente, senza distinzioni, per soccorrere e proteggere i bambini, svolgendo un lavoro prezioso. Interveniamo in molti ambiti, ma nelle zone di conflitto il nostro obiettivo principale è garantire sicurezza, cibo, acqua potabile e istruzione a chi vive in condizioni estreme. Per chi volesse dare un contributo può prendere contatto con Comitato di Roma per l’Unicef o fare una donazione che ci aiuti a sostenere i nostri progetti”.
L’analisi delle emergenze è stata illustrata da Andrea Iacomini, portavoce Unicef Italia: “A livello globale, dobbiamo riconoscere che l’infanzia sta attraversando uno dei periodi più difficili della storia. I nostri report indicano che, dal 1946 a oggi, i bambini del pianeta vivono la peggiore era mai registrata. E non si tratta solo di guerre e conflitti, purtroppo sempre più diffusi e protagonisti delle notizie quotidiane. Ci troviamo di fronte a un circolo vizioso in cui guerre, carestie, povertà, istruzione negata e danni ambientali si intrecciano, facendo ricadere il peso maggiore proprio sui più piccoli. Oggi, 500 milioni di bambini vivono in zone di guerra, con 59 paesi coinvolti in conflitti. Siamo abituati a sentire parlare di Ucraina e Gaza, ma un’emergenza non esiste solo quando è sotto i riflettori: è un’emergenza anche, e soprattutto, quando nessuno ne parla. Gravi crisi si consumano nel silenzio, come in Sudan, dove il conflitto ha numeri impressionanti, o nella Repubblica Democratica del Congo, dove 800mila bambini sono costretti alla fuga dalla malnutrizione e dalla povertà.
Secondo Carlo Maiorca, ex manager e volontario Unicef: La situazione dell’infanzia nel mondo è estremamente complessa e difficile. Pensiamo subito alle zone di guerra, dove le difficoltà vengono amplificate per i bambini rispetto agli adulti. Nei campi di guerra, in particolare, vengono negate le necessità basilari, dal cibo al gioco fino alla scuola, elementi fondamentali per la formazione di uomini e donne. Tuttavia, non possiamo dimenticare i giovani del nostro Paese. Negli ultimi anni, soprattutto dopo l’emergenza sanitaria provocata dal Covid, si è registrata una crescente esplosione di violenza tra i giovani, un fenomeno allarmante. Se da noi non si muore di fame, esiste però un grave squilibrio educativo e formativo, evidente dalle cronache quotidiane sui giornali e nei telegiornali. Si tratta di una crisi profonda che richiede un intervento urgente. Dobbiamo pensare a chi è meno fortunato e impegnarci ad aiutare chi ne ha bisogno. L’Unicef riconosciuta a livello globale, è un’organizzazione efficace e tempestiva nel portare aiuto a chi ne ha più bisogno”.
Nel corso del dibattito, moderato da Anna Maria Belforte, il punto di vista dei professionisti è stato illustrato da Paolo Longoni, consigliere dell’Istituto nazionale Esperti contabili: “L’Unicef è un’organizzazione, più precisamente un’agenzia dell’Onu, anche se non direttamente finanziata dalle Nazioni Unite. Le sue risorse provengono dagli stanziamenti discrezionali dei governi e delle organizzazioni internazionali, mentre un’altra parte dei fondi deriva dai contributi delle organizzazioni intergovernative. Inoltre, il 23% del budget proviene dal settore privato, che da solo raccoglie oltre 1,5 miliardi di dollari, dimostrando la credibilità e l’efficacia dell’Unicef nelle migliaia di azioni realizzate in tutto il mondo per la tutela dei bambini e dei più vulnerabili.
Queste risorse vengono impiegate in attività di altissimo valore sociale, senza le quali il numero delle vittime nei conflitti in corso sarebbe ancora più drammatico. Oggi viviamo un periodo in cui si discute di delegittimare e ridimensionare le organizzazioni internazionali come l’Onu e le sue agenzie. Se questa tendenza dovesse affermarsi, l’Unicef perderebbe gran parte delle sue risorse, e nessuno potrebbe più sostituirne l’azione. È fondamentale ricordare che queste organizzazioni rappresentano una ricchezza per l’umanità, e non dobbiamo mai tornare a una visione basata esclusivamente sulle singole nazioni e sovranità”. Nella foto, da sinistra, in senso orario: Rozera, Santodonato, Iacomini e Maiorca