Un nuovo duro colpo alla camorra napoletana è stato inflitto nelle scorse ore dagli investigatori della Squadra Mobile di Napoli, nell’ambito di una vasta operazione coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia e diretta dalla Procura di Napoli. Otto le persone raggiunte da un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del tribunale partenopeo, accusate a vario titolo di associazione di stampo mafioso, omicidio, occultamento di cadavere, traffico e spaccio di stupefacenti, detenzione illegale di armi, estorsione, riciclaggio, ricettazione e favoreggiamento personale.
Al centro dell’inchiesta, gli equilibri criminali nel quartiere di Secondigliano, roccaforte dell’Alleanza di Secondigliano – il potente cartello camorristico che riunisce le storiche famiglie dei Licciardi, dei Contini e dei Mallardo. In particolare, le indagini si sono concentrate sul gruppo del Rione Don Guanella, considerato una costola del clan Licciardi e guidato da Antonio Bruno.
Il blitz, frutto di un’articolata attività investigativa, ha permesso di fare piena luce sull’omicidio di Domenico Gargiulo, pregiudicato di 30 anni affiliato al clan Sautto-Ciccarelli di Caivano, freddato con un colpo alla nuca nel settembre del 2019. Secondo quanto emerso, gli inquirenti avrebbero individuato mandanti, esecutori, movente e modalità dell’agguato, collocando l’omicidio nel contesto delle lotte di potere tra i clan dell’area nord di Napoli.
Gargiulo, noto negli ambienti criminali con il soprannome di “sicc ‘e penniell'”, aveva un passato segnato da continui spostamenti tra diverse organizzazioni camorristiche. Dapprima legato agli Abbinante del quartiere Monterosa, nel pieno della terza faida di Scampia (tra il 2011 e il 2012) aveva scelto di passare nelle fila del clan Marino, attivo nella zona delle Case Celesti di Secondigliano. Una traiettoria che, secondo gli investigatori, lo avrebbe reso un bersaglio nella guerra tra gruppi rivali per il controllo del territorio e dei traffici illeciti.
Il cadavere del 30enne venne scoperto l’8 settembre 2019, all’interno del bagagliaio di una Ford C Max rubata, parcheggiata in un’area condominiale di via Zuccarini, nel cuore di Scampia. Il corpo era avvolto in una coperta, con la testa sanguinante coperta da un asciugamano. A segnalare la presenza dell’auto sospetta furono alcuni residenti della zona; il ritrovamento avvenne nel corso di un controllo della Polizia, già impegnata nelle ricerche di Gargiulo, scomparso da giorni e la cui sparizione era stata denunciata dai familiari.
Il nome di Gargiulo era già emerso nelle cronache nere anni prima: il 15 ottobre 2012, infatti, fu lui il vero obiettivo dell’agguato in cui perse la vita per errore Lino Romano, operaio di 30 anni, estraneo a qualunque contesto criminale. Un omicidio di mafia che sconvolse Napoli, commissionato dal clan Abete nel pieno della faida tra gli Abete-Abbinante e la Vanella Grassi.
Le recenti indagini della Dda hanno inoltre portato alla luce le principali attività illecite che garantivano linfa economica al gruppo del Rione Don Guanella. Al centro del sistema criminale, la gestione capillare delle piazze di spaccio di hashish e cocaina, il traffico di auto rubate e il racket delle estorsioni. È stato documentato come il clan Licciardi controllasse anche il cosiddetto «cavallo di ritorno», ovvero la restituzione delle vetture rubate dietro pagamento di un riscatto da parte dei legittimi proprietari.
Gli inquirenti hanno tracciato la rete degli approvvigionamenti di droga, individuando fornitori, tempi e modalità delle consegne. È emerso anche un meccanismo ben rodato per il reclutamento di nuovi pusher, pronti a sostituire gli spacciatori arrestati e a garantire continuità all’attività di vendita al dettaglio nel quartiere.
Durante l’esecuzione delle misure cautelari, la Polizia ha effettuato perquisizioni nei confronti degli otto arrestati e di altri soggetti coinvolti a vario titolo nell’inchiesta. Fondamentale, secondo quanto riferito dal procuratore Nicola Gratteri, il sequestro di numerose armi da fuoco, utilizzate dal gruppo sia per scorribande armate sia per intimidire i clan rivali.