È stata una notte di sangue e paura quella vissuta nel carcere casertano di Santa Maria Capua Vetere dove tre detenuti hanno brutalmente aggredito un agente di Polizia Penitenziaria in servizio nel reparto Alta Sicurezza “Tamigi”.
Secondo quanto reso noto dai sindacati Sappe e Sinappe, il poliziotto è stato colpito al volto con una bombola d’ossigeno e poi ripetutamente preso a pugni. Un’aggressione definita “inaudita e selvaggia” dai rappresentanti sindacali, che torna a far luce sull’emergenza sicurezza all’interno delle carceri italiane. «È assurdo venire a lavorare e tornare a casa dalla propria famiglia ridotti in condizioni pessime», ha dichiarato Vincenzo Berrini, segretario del Sappe. «Ormai la situazione sta sfuggendo di mano. I detenuti stanno prendendo il sopravvento: servono risposte ferme!».
Per il Sappe è necessario il trasferimento immediato degli aggressori fuori regione, come segnale forte e deterrente per futuri episodi di violenza. Donato Capece, segretario generale del Sappe, ha sottolineato come la tensione nei penitenziari italiani sia ormai cronica, acuita da sovraffollamento e carenze strutturali. «L’attuale allucinante situazione nella quale sono costretti a lavorare i poliziotti penitenziari è assurda e incredibile. Rivendichiamo tutele e garanzie funzionali, nuovi strumenti come bodycam e Taser, nuovi protocolli operativi e soprattutto tutele legali». Capece ha poi rilanciato la proposta di destinare carceri dismesse, come l’Asinara e Pianosa, a detenuti violenti.
Dura anche la posizione del Sinappe, che parla apertamente di “umiliazione” delle divise. «Ogni volta che un agente viene colpito, viene ferito lo Stato stesso», ha affermato Luigi Vargas, segretario generale Aggiunto. «Non possiamo più permettere che chi indossa una divisa venga massacrato mentre svolge il proprio lavoro». Sulla stessa linea il segretario nazionale Pasquale Gallo, che invoca «azioni immediate, forti e risolutive. Lo Stato deve tornare ad essere presente nelle carceri. Deve proteggere chi lo serve». I sindacati esprimono solidarietà al collega ferito – le cui condizioni, seppur gravi, non sarebbero al momento letali – ma chiedono al Ministero della Giustizia e al Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria un cambio di passo netto e deciso.
Un episodio che riapre il dibattito sulla sicurezza all’interno delle strutture carcerarie e sulla tutela degli agenti, sempre più spesso vittime di aggressioni. In attesa di provvedimenti, resta la denuncia: “Ogni giorno che passa senza risposte è un giorno in cui il Corpo di Polizia Penitenziaria viene lasciato solo”.