Dalla droga alle minacce social: 33 arresti dei carabinieri

di Redazione

È scattata alle prime luci dell’alba una vasta operazione antidroga messa a segno dai carabinieri della Compagnia di Cosenza. 33 le persone raggiunte da un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal gip del Tribunale di Cosenza, su richiesta della locale Procura, con accuse pesanti che vanno dalla detenzione allo spaccio di sostanze stupefacenti.

L’operazione rappresenta l’esito di un lungo e complesso lavoro investigativo avviato dopo l’arresto in flagranza di un uomo, fermato a San Giovanni in Fiore con un considerevole quantitativo di cocaina, hashish e marijuana. Un sequestro che ha acceso i riflettori su un fiorente sistema di approvvigionamento e distribuzione di droga, radicato nel territorio provinciale e alimentato da continui flussi di stupefacenti, tra cocaina, eroina, marijuana e hashish.

Decisivo il lavoro svolto dai militari della Sezione operativa della Compagnia di Cosenza, che, sotto il coordinamento della Procura, sono riusciti a ricostruire l’intera filiera del traffico, individuando ruoli, dinamiche e modalità di cessione delle sostanze. L’inchiesta si è sviluppata attraverso una fitta rete di intercettazioni telefoniche e ambientali, supportate dall’installazione di sistemi di videosorveglianza nelle aree ritenute strategiche per l’attività illecita. A queste si sono aggiunti appostamenti, perquisizioni, sequestri di droga e l’escussione di numerose persone informate sui fatti.

Le conversazioni intercettate tra gli indagati rivelano l’adozione sistematica di un linguaggio criptico, studiato ad arte per eludere i controlli e celare la reale natura degli scambi: termini in codice, allusioni e formule ambigue utilizzate per discutere di tipologie, quantità e prezzi delle sostanze stupefacenti.

Non solo. Durante l’attività investigativa sono emersi anche episodi di forte pressione esercitata su testimoni e collaboratori di giustizia. Diversi soggetti ascoltati dagli inquirenti avrebbero infatti denunciato di essere stati vittime di minacce, violenze e diffamazioni, spesso veicolate anche attraverso i social network. Un quadro che delinea non solo l’organizzazione del traffico, ma anche il clima intimidatorio costruito per tentare di ostacolare le indagini e silenziare chi era in possesso di informazioni utili. Fondamentale, nella ricostruzione del puzzle investigativo, anche la fase di interrogatorio preventivo degli indagati che ha contribuito a consolidare il quadro accusatorio. IN ALTO IL VIDEO

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