Davide Carbisiero ucciso in sala slot a Cesa: si indaga sul movente

di Redazione

Cesa (Caserta) – Proseguono le indagini sull’omicidio di Davide Carbisiero, il 19enne di Succivo ucciso con un colpo di pistola alla giugulare all’alba del 13 aprile, Domenica delle Palme, in una sala slot a Cesa, in via Enrico Berlinguer. L’unico indagato per l’assassinio, un 17enne, Francesco F., studente delle superiori residente a Castel Volturno, ma domiciliato a Orta di Atella, si è costituito confessando ai carabinieri della Compagnia di Aversa di essere l’autore del delitto. Secondo la sua versione, si sarebbe trattato di un “errore fatale”.

Martedì 16 aprile, si terranno due momenti cruciali per l’inchiesta: l’udienza di convalida del fermo dinanzi al Tribunale per i Minorenni di Napoli, e l’autopsia sul corpo di Davide, alla quale assisteranno i familiari della vittima tramite il legale Enzo Spina.

Il minorenne, ora detenuto nel Centro di giustizia minorile napoletano ai Colli Aminei, ha dichiarato agli inquirenti di non aver avuto intenzione di uccidere l’amico. Ha raccontato di aver incrociato l’auto di Davide nei pressi della sala slot, dove si è fermato per mostrargli la pistola (una Beretta calibro 8, a salve modificata) che portava con sé. Nel maneggiarla, avrebbe fatto partire accidentalmente un colpo che ha raggiunto il 19enne al collo, uccidendolo sul colpo. Versione che sarebbe stata confermata anche da un amico maggiorenne del 17enne, presente sulla scena. La pistola, nascosta in un casolare poco distante, è stata recuperata grazie alle indicazioni fornite dallo stesso indagato, risultato negativo ai test su alcol e droga. Elementi che, per ora, sembrano escludere sia l’abuso di sostanze che una dinamica legata allo spaccio, pista inizialmente presa in considerazione.

Tuttavia, restano molte ombre su ciò che è accaduto quella notte. Le telecamere interne della sala slot non erano funzionanti, rendendo impossibile la verifica visiva dei fatti. Le uniche immagini disponibili provengono dagli impianti di videosorveglianza installati dal Comune di Cesa, attualmente al vaglio degli investigatori. L’ipotesi di un agguato era stata inizialmente rafforzata dalla notizia, poi smentita, di più colpi esplosi. È stato invece accertato che un solo proiettile ha raggiunto la vittima.

A complicare il quadro investigativo è il profilo della vittima, legato sentimentalmente alla figlia di Massimiliano Milone, di Orta di Atella, ritenuto un boss del traffico di stupefacenti nell’area dell’agro atellano. Milone è stato sentito nelle ore successive al delitto, ma ha negato ogni coinvolgimento, circostanza che ha portato la Direzione distrettuale antimafia di Napoli, inizialmente coinvolta, a defilarsi dall’indagine. Restano in campo, però, le Procure di Napoli Nord e quella dei Minori per via dell’età dell’indagato. Gli investigatori non escludono ancora nulla, ma al momento sembrano propensi a ritenere che non si sia trattato né di una lite né di un regolamento di conti, bensì di una tragica dimostrazione finita nel sangue.

Nel frattempo, i carabinieri continuano i sopralluoghi nella zona e stanno analizzando i tabulati telefonici dei due giovani per ricostruire eventuali contatti prima dell’incontro, e verificare se l’appuntamento fosse stato concordato o casuale. Si lavora anche per escludere l’eventuale presenza di complici.

Davide Carbisiero viveva a Succivo con la madre e i suoi cinque fratelli. Uno di loro, Gennaro, titolare di ristoranti e store di abbigliamento con il brand “Gegè” nella zona, riferendosi all’indagato, afferma: “Per me è un mostro e deve pagare. Mio fratello era un bravo ragazzo, mi aiutava nei miei negozi. Poi, domenica mattina, si è trovato di fronte qualcuno che girava armato, convinto di essere chissà chi. E me l’ha ucciso, a pochi giorni dal mio matrimonio”.

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