Giovedì i mercati e le aziende globali erano in difficoltà, quando il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha annunciato l’imposizione di tariffe drastiche sui principali partner commerciali e sui paesi in difficoltà.
Milano lascia sul campo il 3,6% ed è la peggiore in Europa dietro a Parigi (-3,4%) e Francoforte (-2,94%). Più caute Londra (-1,7%), grazie a dazi più leggeri sul Regno Unito, e Madrid (-1,05%). Pesanti il Dow Jones (-3,71%) e soprattutto il Nasdaq (-5,61%) a New York. “A Wall Street diciamo: ‘fidatevi di Donald Trump'”, assicura la portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt, in un’intervista alla Cnn. E ancora: “Questo è l’inizio dell’età dell’oro. Gli Stati Uniti non saranno più fregati dalle altre nazioni”.
Le nuove politiche di Trump stabiliscono una tariffa di base del 10% su tutti i beni in arrivo negli Stati Uniti, portando l’aliquota massima a oltre il 50% sulle importazioni da alcuni paesi. Rappresenta il più grande sconvolgimento delle norme commerciali globali dalla seconda guerra mondiale. Il presidente ha affermato che queste imposte miravano a colpire decenni di pratiche commerciali sleali che avevano svantaggiato gli Stati Uniti. La tariffa universale del 10% entrerà in vigore il 5 aprile, mentre le “tariffe reciproche” su paesi specifici entreranno in vigore il 9 aprile.
Trump ha imposto una tariffa del 20% sui beni provenienti dall’Unione Europea e del 34% dalla Cina che, sommati a già decisi dazi del 20%, per Pechino svettano adesso al 54%. Messico e Canada sono sfuggiti al turbine di mercoledì, ma saranno comunque soggetti alle tariffe del 25% imposte all’inizio di quest’anno. I dazi più alti al Vietnam (46%). Tra gli altri Stati più colpiti Thailandia (36%), Taiwan (32%), Indonesia (32%), Svizzera (31%) e India (26%). Le aliquote più basse sono al 10%, come quelle applicate al Regno Unito. Confermati al 25% sulle auto straniere, acciaio e alluminio, già entrati in vigore in queste ore.
Von der Leyen parla di “colpo all’economia globale” che avrà “conseguenze terribili su milioni di persone”, aggiungendo che l’Ue reagirà ma resta pronta a negoziare. Il commissario europeo al Commercio, Maros Sefcovic, annuncia che domani parlerà con i suoi omologhi statunitensi. Intanto, secondo quanto fanno sapere alcune fonti Ue, le prime contromisure potrebbero entrare in vigore già dal 15 aprile.
Emmanuel Macron ha parlato di “decisione brutale” e ha invitato gli imprenditori francesi dei settori colpiti dai dazi a “sospendere gli investimenti negli Stati Uniti” in attesa di “ogni ulteriore chiarimento”: quale sarebbe il messaggio “se avessimo grandi protagonisti europei che si mettono ad investire miliardi di euro nell’economia americana nel momento in cui loro stanno ‘picchiando’ su di noi?”. Ricevendo gli imprenditori all’Eliseo, il presidente francese ha aggiunto che “nulla è escluso” nella risposta della Francia e dell’Unione europea ai dazi americani.
Giorgia Meloni definisce “sbagliate” le tariffe e afferma che farà di tutto per trovare un accordo con Trump. La premier ha annullato tutti gli impegni di oggi per lavorare a una risposta ai dazi. Macron invita gli imprenditori francesi a non fare investimenti negli Usa. Forti critiche a Trump anche da Cina e Giappone.
La Cina, colpita con dazi del 34%, annuncia che adotterà contromisure adeguate. “La Cina prende atto che il 2 aprile gli Stati Uniti hanno annunciato ‘tariffe reciproche’ per tutti i partner commerciali. La Cina si oppone fermamente e adotterà risolutamente contromisure per salvaguardare i propri diritti e interessi”, le parole di un portavoce del ministero del Commercio. Il provvedimento americano ignora “l’equilibrio di interessi raggiunto nei negoziati commerciali multilaterali nel corso degli anni e ignora che gli Stati Uniti hanno da tempo tratto grandi benefici dal commercio internazionale. Non ci sono vincitori in una guerra commerciale”. Pechino considera la svolta americana “una tipica pratica di bullismo unilaterale” e “esorta gli Stati Uniti ad annullare immediatamente le sue misure unilaterali e a risolvere adeguatamente le divergenze con i suoi partner commerciali attraverso un dialogo paritario”.
Secondo Fitch Rating, le tariffe di Trump “aumentano significativamente i rischi di una recessione negli Stati Uniti”. Si stima che la crescita americana sarà quest’anno più lenta dell’1,7% previsto in marzo a causa dei dazi. Fitch sottolinea poi che le tariffe si tradurranno in più alti prezzi al consumo e utili societari più bassi. “I dazi americani hanno raggiunto livelli che stanno trasformando le prospettive economiche globali, aumentando significativamente i rischi di recessione negli Stati Uniti e limitando la capacità delle Fed di ridurre ulteriormente i tassi”, mette in evidenza Fitch Ratings.