Garlasco, Stasi in semilibertà. La madre di Chiara: “Speriamo di non incontrarlo mai”

di Redazione

Dopo oltre dieci anni trascorsi dietro le sbarre, Alberto Stasi potrà ora lasciare il carcere di Bollate per parte della giornata. Il Tribunale di Sorveglianza di Milano ha infatti accolto l’istanza presentata dai legali del 41enne, condannato in via definitiva nel 2015 a 16 anni per l’omicidio di Chiara Poggi, uccisa nella sua abitazione di Garlasco nell’agosto del 2007.

Con il nuovo regime di semilibertà, Stasi potrà uscire quotidianamente non solo per lavorare, ma anche per partecipare ad attività di reinserimento sociale, rientrando però in carcere ogni sera. Una decisione che ha immediatamente fatto rumore, riaccendendo i riflettori su uno dei casi di cronaca nera più discussi degli ultimi vent’anni.

Il Tribunale ha motivato la concessione sottolineando il comportamento “coerente con l’accettazione della condanna” da parte di Stasi, che pure ha sempre professato la sua innocenza. I giudici hanno evidenziato la “sofferenza ed empatia” da lui manifestate nei confronti della vittima, tratti considerati positivi nel percorso carcerario del detenuto. I difensori di Stasi hanno accolto con soddisfazione la decisione. “Alberto è molto contento. Lo champagne lo teniamo per i prossimi step, cioè Pavia. A noi interessa più la verità che la libertà”, hanno commentato con tono amaro, alludendo ai prossimi tentativi per ottenere misure ancora più favorevoli.

Ma a Garlasco, nella casa dove Chiara Poggi è cresciuta, la notizia è arrivata come un pugno. “L’abbiamo saputo poco fa. Proviamo solo, ancora una volta, tanta amarezza. Speriamo solo di non incontrarlo mai”, ha dichiarato Rita Preda, madre della giovane vittima, lasciando trasparire tutto il peso di un dolore che, a distanza di quasi vent’anni, non si è mai placato.

La semilibertà è arrivata a 48 ore di distanza dall’udienza in cui la difesa aveva avanzato la richiesta. La Procura generale di Milano, rappresentata dalla sostituta pg Valeria Marino, si era opposta, segnalando come unica criticità la mancata autorizzazione alla partecipazione di Stasi a un’intervista concessa alla trasmissione Le Iene, andata in onda lo scorso 30 marzo, durante un permesso premio. Tuttavia, secondo il direttore del carcere di Bollate, Giorgio Leggieri, non vi sarebbero state infrazioni, poiché il colloquio era stato registrato nel pieno rispetto delle prescrizioni previste.

Anche i giudici della Sorveglianza hanno ritenuto l’intervista “legittima e pacata”, sottolineando che Stasi non aveva alcun divieto di comunicare con i media e che i toni dell’intervento erano “assolutamente contenuti”. La vicenda, secondo il legale, avrebbe subito una “strumentalizzazione” da parte della Procura, chiarendo che non vi era alcun ostacolo normativo all’accesso al beneficio richiesto.

Il percorso giudiziario di Stasi potrebbe ora proseguire con una nuova richiesta: l’affidamento in prova, una misura che può essere concessa a chi ha meno di quattro anni di pena residua. Considerando i dieci anni già scontati e la possibile liberazione anticipata (45 giorni ogni sei mesi), il fine pena per Stasi potrebbe arrivare tra il 2028 e il 2029. In caso di accoglimento dell’affidamento, l’ex studente bocconiano potrebbe uscire definitivamente dal carcere, concludendo il percorso di pena attraverso attività lavorative e socialmente utili.

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