Un’alba di manette e sequestri ha colpito duramente i clan Troncone e Frizziero, storici sodalizi camorristici attivi nei quartieri occidentali di Napoli, in particolare a Fuorigrotta e nella zona della Torretta a Chiaia. L’operazione, ribattezzata “Bella Napoli” – un nome non casuale, visto il valore simbolico e turistico delle aree interessate – è stata condotta dai carabinieri del comando provinciale, su richiesta della direzione distrettuale antimafia, con l’emissione di 24 misure cautelari.
Nel mirino delle indagini, coordinate dai magistrati della Dda (pm Prisco e procuratore aggiunto Amato), un ampio ventaglio di attività criminali: dal traffico di stupefacenti al contrabbando di sigarette, dalle estorsioni alla gestione del racket dei parcheggiatori abusivi e degli ormeggi. In tutto, sono 21 le persone arrestate – 15 in carcere e 6 ai domiciliari – mentre altre 3 sono destinatarie di misure interdittive all’attività imprenditoriale. Tra queste, anche un agente della Polizia penitenziaria.
Pestagi e chat PlayStation – I due clan, secondo gli inquirenti, avevano consolidato il loro potere sul territorio con metodi tanto brutali quanto sfacciati. Esemplare è l’episodio del 6 giugno 2023, quando Giuseppe Troncone – figlio del boss Vitale – dopo aver ottenuto il permesso di allontanarsi dai domiciliari per un’udienza, fece una “passeggiata dimostrativa” in scooter nel cuore del rione Lauro di Fuorigrotta. Un modo per ribadire il controllo sul quartiere in un momento di tensione interna. Più che simbolici, anche gli atti di violenza compiuti in pubblico: due uomini pestati in strada con uno sgabello e caschi da motociclista, a riprova di una supremazia che i clan volevano ostentare senza alcun timore. Ma la vera “innovazione” criminale è emersa dalle intercettazioni: per eludere i controlli, i boss usavano la chat della PlayStation per comunicare. “Parliamo lì, non al telefono”, dicevano. Vitale Troncone e suo figlio Giuseppe erano soliti contattare Mariano Frizziero – chiamato in codice “zia Maria” – tramite un videogioco online, sfruttando le modalità di comunicazione tra i membri di una stessa squadra virtuale. Una trovata che rendeva le “imbasciate” quasi invisibili alle intercettazioni tradizionali.
La droga “firmata” Osimhen e Kvaratskhelia – Le indagini, condotte tra il 2020 e il 2023, hanno rivelato anche un linguaggio in codice per lo spaccio di droga. I pusher di Fuorigrotta si riferivano agli stupefacenti con nomi evocativi: “Osimhen” e “Kvaratskhelia”, i due campioni dello scudetto del Napoli, diventavano le etichette per indicare i diversi tipi di sostanze. In una delle intercettazioni si sente: «Ci vediamo alla fermata del bus. Porta un po’ di Kvaratskhelia e un poco di Osimhen. Due e due, poi facciamo il totale lunedì». Un’ulteriore prova del radicamento del linguaggio criminale nella cultura popolare cittadina.
Il controllo del territorio, anche via mare – Oltre alla gestione del traffico di droga, i Troncone avevano trovato un canale per reinvestire i proventi illeciti: l’acquisto di imbarcazioni, intestate fittiziamente a una società di noleggio a Nisida. Secondo gli inquirenti, l’organizzazione richiedeva una “tangente sui ricavi” alla stessa società, configurando una sorta di “estorsione omeopatica”. Il gip ha disposto il sequestro preventivo dei natanti e il blocco dell’attività per la titolare e suo marito, l’agente di polizia penitenziaria che avrebbe fatto da intermediario.
Estorsioni a 360 gradi – Nessuno era escluso dal sistema del pizzo: nemmeno i soggetti dediti ad attività criminali come spacciatori o contrabbandieri. Ogni settimana dovevano pagare una quota per poter operare indisturbati. E ancora, estorsioni a negozianti, ambulanti e pubblici esercizi: al titolare di un pub fu imposto un cambio di azienda per lo smaltimento degli oli esausti, obbligandolo a rescindere un contratto più vantaggioso per aderire a quello “di fiducia” del clan. E al titolare di un fruttivendolo fu richiesto un cesto di prodotti dal valore di 1500 euro, destinato alle mogli dei detenuti. Emblematico anche l’episodio legato ai festeggiamenti per lo scudetto del Napoli: secondo le ricostruzioni, Vitale e Luigi Troncone volevano imporre agli ambulanti l’acquisto forzato di 10mila trombette da rivendere nei pressi dello stadio Maradona. Una tentata estorsione che mirava a monetizzare anche l’euforia popolare.
I nomi degli arrestati e la “Bella Napoli” sotto assedio – Tra i nomi finiti in carcere: Luigi Troncone, Giacomo Balestra, Valerio Guerra, Gaetano Stefanino, Marco Campopiano, Antonio De Monte, Emanuele De Pasquale, Alvino Fausto, Francesco, Mariano e Salvatore Frizziero e Armando Mastroianni. Ai domiciliari, invece, Benito Divano, Enzo Romano, Giuseppe Marco Scala e Simona Milano. Misure interdittive sono state disposte per altre tre persone. Il giudice per le indagini preliminari ha elogiato il lavoro dei carabinieri ma ha anche lanciato un monito inquietante: interi quartieri di Napoli, come Fuorigrotta e Torretta, restano “ostaggio di gruppi dediti alle più disparate attività illegali”. La situazione sarebbe peggiorata proprio dopo la scarcerazione di Vitale Troncone e di suo figlio Giuseppe, con le “stese” – le sparatorie intimidatorie – tornate a essere una drammatica “normalità”. IN ALTO IL VIDEO