Napoli – Dodici colpi esplosi in sequenza, nel cuore del pomeriggio, mentre la luce del giorno ancora illumina piazza Capri, nel rione Villa, a San Giovanni a Teduccio. Una nuova “stesa”, l’ennesima in una zona che continua a vivere sotto l’assedio della violenza criminale. Due uomini, armati, aprono il fuoco senza un obiettivo preciso: una pioggia di proiettili che colpisce un’auto parcheggiata, centrata da quattro colpi, mentre altri bossoli — calibro 9×21 — vengono recuperati sull’asfalto. Il resto è paura, tensione, il copione di una guerra che a Napoli Est non si è mai davvero fermata.
Un’escalation di violenza che preoccupa e scuote una comunità già provata. Perché non si tratta di un episodio isolato. Appena pochi giorni prima, durante il Venerdì Santo, mentre era in corso la processione della Via Crucis, altri spari avevano interrotto il silenzio del raccoglimento religioso. Un’altra stesa, in un contesto che avrebbe potuto trasformarsi in tragedia. E anche nella notte tra venerdì e sabato si sono registrati episodi simili, confermando quanto fragile sia l’equilibrio in questo angolo della città.
A segnare la vicinanza alla comunità, il gesto del cardinale don Mimmo Battaglia, che proprio nel Sabato Santo ha celebrato la messa nella parrocchia del rione Villa, scegliendo di essere fisicamente presente accanto ai fedeli feriti e impauriti dal ritorno della violenza camorristica.
Intanto, sulla nuova sparatoria di piazza Capri indagano i carabinieri del reparto operativo del comando provinciale di Napoli. L’inchiesta è affidata alla Direzione Distrettuale Antimafia, coordinata dal procuratore aggiunto Sergio Amato, con in campo i pm Simona Rossi e Sergio Raimondi. Il contesto, per gli investigatori, è chiaro: si tratta dell’ennesimo capitolo della faida tra i Rinaldi e i D’Amico — noti come “Gennarella” — legati a loro volta ai Mazzarella, storica alleanza criminale della zona orientale. Un contrasto che si trascina da decenni e che potrebbe essersi riacceso dopo la recente scarcerazione di alcuni elementi ritenuti secondari, ma evidentemente ancora in grado di alimentare tensioni.
San Giovanni a Teduccio resta così una polveriera, una terra di nessuno dove la criminalità continua a imporsi con il linguaggio delle armi, nonostante a pochi passi da corso Protopisani si trovi anche l’Academy promossa da Apple e dall’Università Federico II, simbolo di un futuro diverso che fatica però a prendere il sopravvento.
E mentre i colpi risuonano tra le case e la paura serpeggia tra i residenti, cresce la mobilitazione civile e politica. Dopo la denuncia del parroco sulla mancanza di sicurezza, si fa strada la proposta di portare proprio a piazza Capri il Consiglio della Municipalità di Napoli Est, per una seduta pubblica monotematica contro la camorra. A farsi promotore dell’iniziativa è Patrizio Gragnano, consigliere del Movimento 5 Stelle, che chiede la presenza del sindaco Gaetano Manfredi, del prefetto Michele Di Bari e della giunta locale nel cuore del rione Villa, accanto ai cittadini che oggi si sentono abbandonati.
Un gesto simbolico ma necessario, per dire a voce alta che lo Stato c’è, che non si gira dall’altra parte. Anche perché il rischio, sottolineano in molti, è che queste “stese” possano coinvolgere vittime innocenti, estranei alla logica criminale ma esposti, ogni giorno, alla violenza delle armi.
Intanto, il prefetto Michele Di Bari ha disposto un ulteriore rafforzamento dei controlli e dei presidi di polizia in tutta l’area interessata. Gli episodi di questi giorni saranno inoltre al centro del prossimo Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica. Per San Giovanni a Teduccio, però, il bisogno di sicurezza resta un’urgenza quotidiana, una richiesta che va oltre le passerelle e le promesse.