Terremoto e frane a Ischia, Acen: “Su ricostruzione norme troppo rigide e rischio per sviluppo”

di Redazione

C’è tempo fino al prossimo 2 maggio per presentare le osservazioni al Piano di Ricostruzione (PdRi) dei Comuni dell’isola di Ischia interessati dal sisma del 2017 e dagli eventi franosi del 2022. Del piano, articolato in due fasi (ricostruzione e tutela paesaggistica) si è discusso nel convegno “Il futuro del paesaggio in Campania: il caso Ischia” nella sede dell’Acen, organizzato in collaborazione con Ance Campania, Ordine degli Architetti e Ordine degli Ingegneri di Napoli, con esperti del settore, docenti universitari, costruttori e amministratori della politica.

Il Piano di Ricostruzione dei tre Comuni colpiti dagli eventi calamitosi (Casamicciola, Forio e Lacco Ameno), da un lato disciplina gli interventi di riparazione, rafforzamento sismico e ricostruzione degli edifici danneggiati dal terremoto e dall’ alluvione, dall’ altro ha anche una valenza di riqualificazione territoriale e paesaggistica per i territori interessati.

“E’ chiaro che l’isola di Ischia costituisce un unicum per bellezza ma anche per fragilità nel senso che è un’isola esposta al rischio sismico, vulcanico ed idrogeologico e, in una situazione del genere, c’è bisogno di vincoli e norme particolari” ha detto il presidente di Acen, Angelo Lancellotti “Però bisogna anche tener conto di quelle che sono le esigenze standard che valgono per Ischia così come per il resto della Regione: cioè quello di un adeguamento e miglioramento sismico degli edifici, di un efficientamento energetico”. “E in particolare – ha proseguito Lancellotti – sull’isola di Ischia, sempre partendo dal presupposto di un consumo di suolo zero, ci sono le necessità dei complessi turistici. Necessità che non significa maggiori cubature ma adeguare, per quel che è possibile, la qualità dei servizi resi al turismo, innalzando anche la produzione e la produttività di questo settore”. “Se da una parte – ha concluso Lancellotti – noi comprendiamo la genesi di determinate norme, dall’altra non possiamo che stigmatizzare il fatto che siano particolarmente rigide. E se queste costituissero il presupposto per il futuro piano paesaggistico regionale, rischieremmo di bloccare lo sviluppo economico della nostra Regione per i prossimi trent’anni”.

Alla preoccupazione dei costruttori risponde l’assessore regionale Bruno Discepolo, che parte dalla consapevolezza della fragilità dei territori: “Il piano paesaggistico affronta tutti i temi della sicurezza del territorio e della salvaguardia del patrimonio”. IN ALTO IL VIDEO

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