Terzo mandato, De Luca (come Zaia) non può ricandidarsi: Consulta boccia legge Regione Campania

di Redazione

È arrivata la parola definitiva della Corte Costituzionale: la legge della Regione Campania che avrebbe consentito a Vincenzo De Luca di correre per un terzo mandato consecutivo è incostituzionale. Una sentenza che chiude una vicenda politica e istituzionale dalle forti implicazioni nazionali, destinata a riflettersi inevitabilmente anche sulla posizione di Luca Zaia in Veneto.

La pronuncia è giunta al termine dell’udienza di oggi, durante la quale si sono fronteggiati i legali della Regione Campania e l’Avvocatura dello Stato. Dopo ore di camera di consiglio, i giudici della Consulta hanno accolto il ricorso presentato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, sancendo che il limite dei due mandati consecutivi per i presidenti di Regione è inderogabile e vincolante in tutto il territorio nazionale, indipendentemente dalle tempistiche con cui le Regioni recepiscono la normativa statale.

De Luca: “Tesi strampalata” – Lapidaria la dichiarazione di De Luca: “Accolta una tesi strampalata, progettata in udienza, che ha fatto inorridire autorevoli costituzionalisti. La buona notizia è che ci sarà molto lavoro per gli imbianchini. Si dovrà infatti cancellare in tutte le sedi giudiziarie del Paese la scritta: la legge è uguale per tutti”.

Una norma contestata fin dall’inizio – La legge approvata dal Consiglio regionale campano nel novembre 2023 intendeva recepire, con quasi vent’anni di ritardo, la legge nazionale n. 165 del 2004, che fissa il tetto massimo di due mandati consecutivi per i governatori regionali. Ma la norma conteneva un meccanismo interpretativo che di fatto azzerava il conteggio dei mandati per De Luca, sostenendo che il computo potesse partire solo dal momento dell’adozione della legge regionale. Un espediente normativo che l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni ha subito considerato inaccettabile, giudicandolo una forzatura mirata a permettere all’attuale presidente di ricandidarsi. Da qui, il ricorso alla Consulta, che oggi ha sancito l’illegittimità di quella norma, mettendo la parola fine al tentativo di aggirare il principio di alternanza alla guida delle istituzioni.

De Luca fuori dai giochi (regionali) – La decisione della Corte ha effetto immediato: Vincenzo De Luca non potrà presentarsi alle prossime elezioni regionali in Campania. Si chiude così una lunga querelle che, oltre a contrapporre il governatore ai vertici del suo stesso partito, aveva sollevato interrogativi più ampi sull’autonomia legislativa delle Regioni e sui limiti della rappresentanza istituzionale. Il giudizio della Consulta va oltre il singolo caso campano, riaffermando con nettezza che i limiti imposti dalla legge nazionale non possono essere elusi da iniziative legislative locali. Un principio che, come vedremo, investe anche la situazione del Veneto.

Lo spettro su Zaia – La sentenza di oggi si riflette direttamente anche su Luca Zaia. In Veneto, il presidente è in carica dal 2010 e ha già ottenuto tre mandati consecutivi. La Regione ha recepito la legge nazionale nel 2012, quando Zaia era già nel pieno del secondo mandato: questo ha consentito, finora, di considerare il primo mandato come “non computabile”, aprendo la strada alla sua terza (tecnicamente quarta) rielezione. Ma la Corte ha chiarito che il limite dei due mandati deve essere considerato valido indipendentemente dalla data di recepimento regionale. In altre parole, nessuna Regione può far ripartire il cronometro a proprio piacimento. Una linea che rende oggi altamente improbabile una nuova corsa di Zaia alla guida del Veneto.

Ambizioni nazionali in vista? – La sentenza della Consulta chiude il capitolo del terzo mandato per due tra i governatori più influenti d’Italia. E se per Zaia – sempre più accostato a un futuro ruolo di governo – si aprono scenari sul piano nazionale, per De Luca potrebbe profilarsi un ritorno alla politica di partito, con il mirino puntato sulla segreteria del Pd. Dietro il rigore giuridico della sentenza si cela dunque un cambio di stagione per la politica regionale italiana, con effetti destinati a rimescolare le carte anche nei delicati equilibri dei partiti nazionali.

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