TEVEROLA. Ancora rimane una piccola traccia, o meglio, le reliquie di quella che fu nel IV secolo a.C. lantica via Consolare Campana.
Anche se di pietre miliari non se ne vedono e i centenari platani di giorno in giorno periscono sempre più, avvelenati da acidi e candeggina, non può nascondersi il rettilineo dellintera via, che senza ombra di dubbio lascia pensare ad una lunga trincea scavata quando nei paraggi non vera altro che terre e paludi.
Asfalto dissestato, impraticabili marciapiedi, traffico perenne e scarsa illuminazione sono gli elementi che caratterizzano il tratto di questa importante strada che oggi veste il ruolo di corso principale di Teverola o, per meglio intenderci, la conosciutissima via Roma.
Basta passeggiare lungo il marciapiede cominciando dal ponte ferroviario e dirigendosi verso la piazza del comune per incappare in buche sempre più grandi, scendere gli alti gradini dei marciapiedi che inevitabilmente inducono a chiedersi come facciano a farlo persone anziane e ritrovarsi a praticare lo slalom intorno alle dozzine di esposizioni dei negozi. Se poi, invece di un giorno ordinario scegliessimo il sabato mattina per uscire in auto impiegheremmo gran parte del tempo a districarci tra i nodi del traffico di macchine e pedoni che frequentano la piazza del mercato.
I rischi maggiori riguardano come al solito i pedoni. E facile accorgersi dellinesistenza di ogni genere di segnaletica orizzontale, comprese le zebre, meglio conosciute come strisce pedonali che, in un qualunque paesino del nord e centro-nord dellItalia sarebbero le ultime a mancare.
I disabili, ai quali tocca sempre il castigo, non potrebbero, sebbene spinti dalla necessità, rendersi autonomi con i nuovi scooter elettrici concessi dalle Asl locali. Non potremmo mai pensare che quegli scooter sopportino banchine così profonde, buche e dossi di cemento mal colato dai quali, a stento, ne esce illesa unauto.
Che dire poi dellilluminazione, dei parcheggi e delle fermate degli autobus, senza dimenticare che lattuale linea del filobus collega la piccola Teverola al litorale flegreo. Spesso si vedono resse di ragazzi e ragazze che passeggiano o si ritirano per via Roma di sera tardi e sorge uninesprimibile ansia e il dubbio di come i genitori possano stare tranquilli nelle loro case mentre i loro figli vagano nel buio pari a quello di una strada extraurbana di un paese alpino ma con tutti i pericoli delle nostre care cittadine del meridione.
Via Roma è nellintero agro aversano la via, forse, più gremita di quotati negozi di beni di prima necessità. Le masse di gente che di domenica si accalcano a far le file, non avendo a disposizione regolari parcheggi, creano doppie file e soste improvvisate che peggiorano il defluire del traffico urbano e aizzano le ire dei clacson per intere mattinate struggendo la pazienza degli inquilini della strada. La situazione cede alla sensibilità dei cittadini accorti un forte senso di precarietà ma, benché sia di emergente attenzione, non sembra suscitare forti provvedimenti da parte del Comune.
La sezione di Teverola di Fare Ambiente attraverso i suoi esponenti, Tommaso Caserta e Pasquale Gnasso, chiede, a buon diritto, come mai una amministrazione ben sedimentata non abbia provveduto in un vasto arco di tempo a restaurare un patrimonio tale da essere considerato elevatissimo sia sul piano culturale sia urbanistico. La speranza è che presto Via Roma torni a splendere e a glorificarsi delle somme orme che lhanno battuta ai tempi dellUrbe quando, interrompendosi lAppia, condusse Ottaviano Augusto ad Atella.