Illuminazione, la ditta Vitale si difende: “Sempre adempiuto al contratto”

di Redazione

 Teverola. “In oltre due anni di gestione del contratto di concessione per l’esercizio, la manutenzione ordinaria e straordinaria dell’impianto di pubblica illuminazione pubblica, ho sempre adempiuto agli obblighi contrattuali, anzi sono andato oltre, nonostante l’amministrazione comunale si sia dimostrata totalmente passiva e latitante verso gli interessi dei cittadini e dell’impresa”.

Queste le dichiarazioni del legale rappresentante dell’Impresa ‘Vitale One’, che già lo scorso 24 giugno, da queste colonne, rispondendo alle accuse di scarsa illuminazione in città, aveva denunciato gli “abusi da Oscar” di alcuni cittadini e l’inerzia dell’amministrazione di Teverola dinanzi a tale situazione. La stessa amministrazione che ora, in pieno agosto, attraverso il sindaco Biagio Lusini, ha convocato improvvisamente la ditta, dando il via ad una serie di riunioni e sopralluoghi che per Vitale sanno di “resa dei conti”.

“Dopo due anni, durante i quali nessuno ha mai preso in considerazione le nostre denunce, adesso il sindaco, quasi esautorando i funzionari comunali e coinvolgendo i vigili urbani, decide di verificare lo stato di esecuzione del contratto”, sostiene Vitale, che sottolinea: “L’appalto è regolato dalla normativa nazionale del Codice degli appalti pubblici, che dovrebbe costituire l’unica via per la risoluzione civile di tutte le problematiche, ma a ben vedere dagli ultimi sviluppi sembra diventato terreno per una disputa personale senza, apparentemente, alcuna motivazione”.

Le perplessità dell’impresa nascono dalla “virulenza” con cui il sindaco in persona starebbe conducendo le operazioni di verifica sul contratto. “Tutti comportamenti – afferma ancora Vitale – e procedure estranee alle regole, passaggi, obblighi reciproci, rispetto del contraddittorio fissati dal Codice dei contratti pubblici a tutela degli interessi della comunità e dell’impresa”.

E gli interrogativi aumentano quando, carte alla mano, l’impresa dimostra tutte le azioni intraprese contro il Comune attraverso scritti, contestazioni, denunce per omissioni di atti d’ufficio, diffida e messa in mora per inadempienza contrattuale, per le quali si è vista riconoscere il giusto diritto dal giudice adito.

Ed allora, alla luce delle inevitabili prove a discarico portate dalla ditta, ecco che i contorni della disputa cominciano a schiarirsi, riducendosi, secondo Vitale, a due ipotesi: “O l’impresa è inadempiente ed allora viene da chiedersi perché il Rup (Responsabile unico del procedimento, ndr.) abbia aspettato due anni per contestare, dalla mattina alla sera, in pieno agosto, un’inadempienza che non può essersi materializzata in poche ore; oppure l’azione intentata porta con sé i germi della ritorsione e di un ‘agguato’ precostituito per liberarsi di un’impresa scomoda”.

Qualunque sia la risposta, sembra comunque che la vicenda comporterà una lunga scia di azioni giudiziarie.

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