TRENTOLA DUCENTA. Il Natale alle porte, mentre le strade del centro già sono illuminate pronto il programma delle attività previste fino al 6 gennaio, promosso dalle associazioni locali e dallamministrazione comunale.
Si comincia sabato 15 dicembre, in Piazza Beato Paolo Manna, con il Teatrino dei Pupi riservato ai più piccoli, ma già domenica 16, con inizio alle 18.30, si passa al teatro. Di scena, nella sala della scuola media statale San Giovanni Bosco, la rappresentazione Il settimo si riposò, tre atti dellautore Samy Fayad. La compagnia è quella di Clemente Ardiano di Secondigliano.
Samy Fayad, autore teatrale e radiofonico, giornalista, nasce a Parigi nel 1925, da genitori libanesi. Vive undici anni nel Venezuela e alletà di tredici anni si trasferisce a Napoli, trovando nella napoletanità il terreno fertile per i personaggi, i costumi e lambiente delle sue commedie. Inizia con lo scrivere copioni radiofonici, poi entra in Rai (Napoli) nel 1950. Nel 1954 vince con :Don Giovanni Innamorato il Primo Premio del concorso nazionale indetto dalla RAI per gli autori di radiocommedie. In Italia, il teatro di Fayad, è stato portato in scena, con grande successo, da Peppino De Filippo, Nino Taranto, Antonio Casagrande, Regina Bianchi, Dolores Palombo, Nuccia Fumo, Angela Pagano, Gigi Reder, Carlo Taranto, Marzio Onorato, Anna Maria Ackermann, Antonio Allocca, Beppe Barra.
Il settimo si riposò (3 atti)
Antonio Orefice, è vedovo e vorrebbe trascorrere la domenica riposando in tranquillo silenzio, egli tiene in casa la ancor giovane suocera e la figlia fidanzata con un giovane malato immaginario. Antonio odia un suo vicino di casa, Vincenzo Camporeale, che, pur avendo il suo stesso stipendio, ha un attico con piscina, auto fuoriserie, molte donne con le quali conduce una dispendiosa dolce vita. Ma proprio una brutta domenica è costretto perfino a dare ospitalità a un bandito armato. E una delle più belle e rappresentate commedie di Fayad. La comicità nasce dal dramma di Antonio Orefice che non riesce ad ottenere niente di ciò che desidera, anzi ottiene proprio il contrario. La commedia mette in evidenza, con grande ironia, difetti e manie, che colpiscono un poco tutti : linvidia, lamore non corrisposto (della giovane suocera), il desiderio di una vita tranquilla, e magari più gratificante MA ci ammonisce anche ad accontentarci perché dice Antonio: Al peggio non cè mai fine Però Antonio non riesce, con visione stoica, ad affrontare sempre nuovi problemi, a vedere che la fortuna aiuta sempre Camporeale, e finisce