Agro Aversano, terra di gente che lavora

di Redazione

Esercito in stradaTRENTOLA DUCENTA. Non c’è bisogno di uno studio approfondito per capire la mentalità del malavitoso, che vuole quasi sempre mostrare le sue azioni criminali, la sua forza, il suo coraggio, sul suo territorio.

La camorra ha mezzi economici per muoversi liberamente, per nascondersi, però i delinquenti le loro azioni criminali le fanno soprattutto qui, nell’agro aversano, che è il loro feudo. Fronteggiare la malavita con l’Esercito, che comunque contribuisce al ripristino della legalità e della democrazia, non è il massimo, importante è continuare sulla strada intrapresa, fare terra bruciata intorno a loro. Niente più garantismo di cose o di persone, chi uccide imponendo la violenza, prepotenza, imbarbarimento è solo un delinquente, non uno da imitare. Il malavitoso durante la sua esistenza non ha mai fatto cose belle.

Non serve domandarsi quanti sono i camorristi, al contrario quanti quelli che non lo sono, ad iniziare da coloro che accettano il “cavallo di ritorno”, di comprare uno stereo rubato. Dai piccoli illeciti nascono i grandi crimini, non c’è differenza tra il burocrate o politico, che fa capire, o dice ‘Se non paghi morirai di fame’ o il camorrista che dice ‘Se non paghi t’ammazzo’. Chi si impone con la violenza, fino ad ammazzare, lo fa perché sente di fare il suo dovere verso la sua comunità, la sua famiglia, la sua fratellanza. Il clan, deve eseguire gli ordini, per salire la gerarchia, fino a dare ordini. Chi delinque è un ignorante, perché non avrà mai serenità, il suo traguardo è la fuga, la galera, o peggio ancora finire dentro un “cappotto di legno”. Non ci si trova davanti al terrorismo, che comunque va condannato, ma il terrorista insegue un ideale, che può anche finire.

Il camorrista si tramanda quasi sempre da padre in figlio, ed anche tra marito e moglie. Le donne hanno assunto un ruolo determinante nella gerarchia malavitosa. La politica non serve alla camorra, al contrario, le cronache ci insegnano che la camorra serve alla politica. La stessa che spesso sale in cattedra, insieme a cronisti disincantati, a prelati, tutti in attesa del proprio turno, anche per la presentazioni di libri e saggi che raccontano delle atrocità, per preparare, così dicono, i ragazzi ad una vita migliore. Che tristezza. In tutto questo manca però chi comunica con l’esempio. Intanto, continua la furia omicida, unico obiettivo i soldi.

Vivere nelle nostre zone significa stare tra molta gente che non lavora, ma che sta meglio di chi lavora, diventano quasi dei “miti”. Confondendo anche la citazione ‘Sono a vostra disposizione ’ che quasi sempre non viene più considerata una cortesia, al contrario di Venezia, dove dire ‘Servo suo I comanda’ è finezza e cortesia.

L’agro aversano è la terra di gente che lavora, che mostra i muscoli, le potenzialità, professionalità, niente più giudizi severi su di noi. Tempo fa sono stato ospite alla Scuola Carabinieri di Reggio Calabria, per arrivarci si seguivano segnali stradali, quasi tutti forati da pallottole. Fui accompagnato sulla tribuna centrale, con il Prefetto ed il Generale dei Carabinieri, che avevo precedentemente conosciuto, mantenendo con loro cordiali rapporti nel rispetto dei ruoli e delle responsabilità. Al centro della tribuna la massima autorità, rappresentante del governo, sulle note dell’Inno nazionale sfilava davanti a noi la speranza, il reggimento dei giovani Carabinieri, che giurava fedeltà alla Repubblica, giovani che rendevano gli onori alla tribuna centrale, sullo sfondo Messina separata dal mare dello stretto, sull’altro lato l’Aspromonte con i suoi misteri. Sulla tribuna centralecontinuavano ad arrivare autorità, anche lì, come qui, si abbracciavano mormorando poche parole nelle orecchie, forse perché ci si capisce meglio. Anche qui, come lì, attanagliati dalla malavita, ‘Ndrangheta lì, Camorra qui. Anche qui, come lì, niente più associazioni bianche, verdi, rosse, non perché amano il tricolore ma per l’attesa di una poltrona. Qui come lì, niente più prepotenza e disprezzo, soprattutto per giovani, per la loro intelligenza, per il loro futuro.

Franco Musto

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