TRENTOLA DUCENTA. Il sindaco Nicola Pagano non si è reso ancora conto che porre le dimissioni su un tavolo non è un gioco da ragazzi ma una cosa seria.
Così esordisce il responsabile del Partito Socialista e consigliere comunale dei Riformisti Raffaele Di Lauro.
Quello di Pagano – continua Di Lauro – dovrebbe essere un gesto di alta responsabilità politica, un gesto che ammette prima di tutto il fallimento e dopo questo si dovrebbe far emergere una volontà di pentimento sia nei comportamenti che nelle modalità, non può essere un gesto fatto solo per furberia o tattica o chi sa per quale altra stranezza o alchimia, se questo non avviene, è tutto un bluff. Ma non siamo seduti ad un tavolo da gioco o si è in una sala scommesse, siamo in un contesto dove si ha la responsabilità di decidere le sorti di un paese e si deve essere prima di tutto seri, ponderati e onesti.
Abbiamo detto tutto, e fin troppo, e levidenza parla meglio di qualsiasi osservazione, di qualsiasi convinzione politica, di qualsiasi interesse di parte. Il sindaco la smetta con questi atteggiamenti ed inizi a confrontarsi seriamente con le parti senza voler scaricare, come sempre, su di esse le colpe ed i modi di agire. Da consigliere ho dovuto sapere prima dal marciapiede e poi sic et simpliciter dallo stesso sindaco a tarda sera non una rosa di nomi ma addirittura la giunta al completo dopo averla già insediata, senza nemmeno la possibilità ed il diritto politico di un confronto sereno su questi nomi. Nomi sicuramente di brave persone disponibili, fin troppo, nel mettere al servizio del paese la propria competenza, ma scelti con metodi poco ortodossi, metodi già conosciuti, gli stessi che ci hanno allontanati da questa maggioranza. Metodi che andranno a ledere le stesse oneste figure professionali che andranno a ricoprire il ruolo di assessore chi sa per quanto poco tempo al di là dei fatti che otterranno. Avevamo un dovere ed è quello prima di tutto di proteggere queste professionalità e non di mandarle allo sbaraglio per scaricare su di loro le nostre incapacità. Lo scegliere in una rosa ampia voleva significare non solo abbandonare un atteggiamento ormai stantio, ma tutelare e garantire anche con i numeri la società civile che si era resa disponibile.
Non volevamo una rappresentanza politica ma nemmeno una rappresentanza creata ad arte per qualcuno, qua cè di tutto e di più, basta analizzare e mettere le pedine ognuna nelle proprie caselle ed il libro della Mandrakata politica è letto. Quando ci si candida, almeno dal mio punto di vista, lo si fa per fare qualcosa per il paese. Poi cè chi vi riesce e chi non, ma sempre in buona fede, ebbene questa buona fede oggi va dimostrata con i fatti e con gli atteggiamenti.
Ci siamo allontanati da questa maggioranza perché vedevamo sparire i sogni che la lista Arcobaleno aveva programmato, non possiamo ritornare sui nostri passi. Se veramente vogliamo ricostruire un rapporto ormai perso certi atteggiamenti vanno frenati immediatamente, per la crescita della Città, se non abbiamo la forza è meglio stare fuori da queste sceneggiate politiche.
Certamente nessuno potrà dirci che non abbiamo almeno riprovato e se siamo saliti su un pullman messo in cammino tramite lentusiasmo di cambiare, con la stessa forza e la stessa certezza dobbiamo ammettere lerrore e non possiamo perseverare. Vogliamo sapere e capire lautista del pullman dove vuole andare ma, ripetiamo, che non diamo la delega in bianco a nessuno né per gli atteggiamenti né per le cose da fare né con chi farle.
Ormai il rapporto di fiducia si è rotto, per noi questa maggioranza può continuare il suo perverso tragitto, sperando di non essere giunti troppo in ritardo alla fermata.