Lettera aperta di un…povero Babbo Natale

di Redazione

la sfilata dei Babbi Natale a Trentola DucentaTRENTOLA DUCENTA. E’ appena terminata la passeggiata dei Babbo Natale e voglio scrivere, così a caldo, le impressioni provate.

Anche quest’anno con gli amici dell’Associazione “Folgori” e la nuova “Pro-Loco” di Trentola Ducenta ho rivissuto l’esperienza del Babbo Natale. Una esperienza che già avevo fatto con la vana illusione che servisse a risvegliare qualcosa negli animi dei miei “concittadini”: solo pura illusione. Anzi, quest’anno, più delle altre volte, mi sono sentito “umiliato” dall’indifferenza, dalle risatine, dalle offerte di “oboli”, e non solo, degli altri, al punto di chiedermi, come spesso mi sta succedendo in questo periodo: “Ma chi me lo fa fare? Io che sono un professionista serio, con una famiglia meravigliosa alle spalle, con figli splendidi che amo per la loro disponibilità verso gli altri, ma perché non lascio tutto, ma che me ne frega di questo ambientaccio?”.

Poi incrocio la sguardo degli altri Babbo Natale, anche loro non sono felici come le altre volte: qualcuno si lamenta perché mandati così, allo sbaraglio, per le strade, senza il minimo di assistenza, fra il traffico intenso di questi momenti natalizi, con il pericolo di incrociare l’automobilista che ti mette sotto. E ancora una volta, imperiosa la domanda: “Chi me lo fa fare?”.

Nel frattempo, mi ritrovo vicino ai letti delle sale dell’Istituto Cottolengo, tra le mani non stringo più caramelle, ma altre mani: quelle di Giuseppina, di Maria, di Aureliano, di Nicolino con la sua inseparabile fisarmonica e tanti altri ospiti dell’Istituto. E allora sì che è gioia, allora sì che è Natale, anche per me che sono un…Babbo Natale con tanti dubbi.

di Francesco Russo

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