I finanzieri sgominano rete di usurai: un arresto a Trentola

di Redazione

da sin. il colonnello Manozzi, il procuratore Gay e la pm CantielloTRENTOLA DUCENTA. La Guardia di Finanza di Caserta, agli ordini del colonnello Francesco Manozzi, ha eseguito delle misure restrittive nei confronti di tre uomini accusati di usura.

Si tratta di: Tommaso Maglione, 38 anni, di Caserta, sottoposto ad obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria; Luigi Santonicola, 37 anni di Giugliano, e Alfonso Santoro, 45 anni, di Trentola Ducenta, entrambi sottoposti agli arresti domiciliari.

La complessa attività investigativa, iniziata su denuncia presentata da un imprenditore di Caserta è durata quasi un anno e si è sviluppata attraverso intercettazioni telefoniche, perquisizioni locali, analisi e riscontro di copiosa documentazione sottoposta a sequestro; e ancora indagini finanziarie nonché numerose escussioni di persone informate sui fatti. Gli investigatori, attraverso l’esame degli elementi informativi acquisiti nel corso delle intercettazioni telefoniche e l’analisi della documentazione sequestrata (prospetti di finanziamento e titoli di credito) hanno potuto delineare, sin dalle prime fasi dell’indagine, un quadro piuttosto articolato e consolidato attestante il pieno coinvolgimento di tre soggetti nelle condotte usurarie ipotizzate. Successivamente, tali dati hanno trovato ulteriore conferma e puntuale riscontro nelle evidenze postali e bancarie acquisite, consentendo il monitoraggio di operazioni finanziarie illecite anche nei confronti di altri soggetti, per cui sono in corso indagini.

La conferenza stampa – VIDEO

Le indagini condotte hanno consentito di disvelare un ampio contesto, nel cui ambito è emerso l’abituale e significativo ricorso all’erogazione di prestiti in denaro da parte dei tre indagati (Santonicola è titolare di una macelleria e Maglione è un fruttivendolo, mentre Santoro non risulta svolgere alcuna attività) mediante l’applicazione di tassi d’interesse sino a oltre l‘800% annuo ) ben oltre i cosiddetti “tassi soglia” previsti dalla banca d’Italia in riferimento al periodo in cui si svolgono le condotte contestate. Si è accertata inoltre, ai fini illeciti in esame, la pretesa del rilascio di titoli di credito (cambiali o assegni post-datati) atti a garantire l’esposizione debitoria contratta e il relativo e successivo periodico rientro. Analogamente, è emersa l’esistenza di numerosi soggetti che hanno dichiarato di aver fatto ricorso alla pratica cosiddetta del “cambio di assegni”. In qualche occasione sono state usate minacce da parte di uno degli indagati.

La gravità delle condotte criminali è risultata ancor più asseverata dalla reiterazione delle stesse come emerso dal contenuto delle intercettazioni telefoniche e dalle dichiarazioni acquisite in sede testimoniale. Allo stato, non sono emersi collegamenti degli indagati con gruppi criminali. Il ricorso da parte dell’imprenditore usurato (titolare di un deposito di prodotti per la casa) a tale sistema di finanziamento ha costituito, in effetti, un enorme danno alla stessa attività commerciale, in ragione dell’insostenibile situazione finanziaria cagionata dagli usurai, dei protesti elevati e dei debiti crescenti, che lo hanno indotto a chiudere la propria attività. Da qui la possibilità per l’imprenditore di ricorrere al fondo per le persone vittime di usura. Nessun aiuto è stato dato all’imprenditore da parte di istituti di credito.

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