Aversa celebra il patrono San Paolo

di Redazione

San PaoloAVERSA. Anche questa mattina per le strade di Aversa è sfilata la tradizionale festa di San Paolo, quella dedicata al santo co-patrono della città in presenza del vescovo Mario Milano.

La giornata gelida, ma non piovosa, ha consentito ai tanti fedeli di seguire la “passeggiata”che il Santo d’argento ha fatto tra le vie cittadine. Ma in passato la festa del Santo patrono era un po’ diversa da quella che si vede oggi. Fino ai primi anni ‘80 la manifestazione sacra era una delle più attese in città. Ci si preparava mesi prima, ed in effetti lo spettacolo era davvero grandioso. Accorrevano ad Aversa anche fedeli di altre diocesi, accompagnati dai parroci o dai rappresentanti delle associazioni religiose.

La città normanna si vestiva a festa. I balconi di Via Roma venivano arricchiti con drappeggi, tendaggi o semplici tappeti che coloravano l’intera arteria. Oggi, così come un tempo, le congreghe procedono il corteo, ognuna indossa il mantello con i colori tipici ed identificativi dell’associazione religiosa.

Alla fine, circondato dai parroci delle chiese aversane, sfila il busto di San Paolo, interamente ricoperto da una lastra di argento massiccio. Sfila per il centro storico e fa ritorno nella cattedrale, sua sede naturale. Un tempo invece, l’uscita di San Paolo, era subordinata alla sfilata di tutti i santi “titolari” di chiese ad Aversa: sfilava San Francesco, San Biagio, Santa Teresa che apriva la processione, San Donato,San Rocco con il suo fedele cane, San Giuseppe, San Vincenzo, San Luigi e così. Chiudevano, appunto, la processione i due santi d’argento, San Paolo e San Sebastiano.

In città davvero si sentiva l’aria di festa e di profumi a metà tra l’odore dei carciofi arrosto e l’incenso delle candele. Ad ogni angolo le bancarelle con i dolciumi ed i giocattoli ed i venditori di palloncini, e tanta, davvero tanta gente in strada. A casa gli aversani trovavano il ragù e le polpette, simbolo pagano di una festa di cui in parte si è perduto il gusto e la tradizione. Tutto cambia ma a volte ci sono cose che davvero non dovrebbero cambiare.

foto by Agstudio

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