Jerry Masslo, il ricordo di un cronista

di Nicola Rosselli

Jerry MassloVILLA LITERNO. E’ il 25 agosto del 1989 e, come ogni bravo giovane cronista che si rispetti, intorno alle 10 faccio la mia brava capatina presso l’allora compagnia carabinieri di Aversa.

Allora ero “di casa” in caserma. In attesa di essere ricevuto dal capitano dell’epoca, staziono nella sala operativa, nei pressi dello studio dell’ufficiale. Lì getto gli occhi sull’elenco di notizie in breve che la compagnia inviava al comando provinciale di Caserta. Una di queste, una scarna comunicazione di poche righe, mi colpì per la sua breve crudezza: “Un immigrato clandestino è stato ucciso con colpi di arma da fuoco nel corso di un tentativo di rapina messo in atto da sconosciuti in via Gallinelle a Villa Literno. Altri tre immigrati sono stati feriti e sono ricoverati presso clinica Pineta Gande”. Questo, più o meno il succo di una notizia che avrebbe fatto il giro del Paese in poche ore, facendo ottenere alla vittima di quella bravata razzista, Jerry Essan Masslo, cittadino sudafricano, addirittura i funerali di Stato.

Ma, soprattutto, Masslo, divenuto poi simbolo delle vittime della follia razzista in Italia, fece emergere lo stato di schivitù in cui versavano (ed oggi ancora versano) le migliaia di lavoratori immigrati clandestini. A Villa Literno si parlava apertamente del “Tunno degli Schiavi”, ossia della “rotonda” del paese, dove all’alba i caporali andavano a reclutare gli schiavi che per meno di mille lire a cassetta (di 25 chilogrammi) raccoglievano pomodori nei campi sotto il sole inclemente.

Il suo sogno era stato quello di raggiungere il Canada, per ricongiungersi con moglie e figli, ma finì i suoi giorni a Villa Literno. La traccia più tangibile di venti anni che, altrimenti sembrerebbero essere trascorsi invano, considerato che per molti il “negro” è ancora una “bestia da cacciare”, è stata la nascita dell’associazione “Jerry Essan Masslo”, ad opera dei dottori Renato Natale, Corrado La Rocca e Giovanni Grasso, ai quali, nel tempo si sono aggiunti tanti altri volontari.

Ed è proprio l’associazione a lui intitolata che, martedì prossimo, lo ricorderà presso il cimitero di Villa Literno, con una manifestazione davanti alla propria tomba. Manifestazione alla quale prenderanno parte, tra gli altri, padre Alex Zanotelli e diverse autorità. Un’occasione nella quale non potrà non essere ricordata anche un’altra vittima del nostro territorio, don Peppe Diana che, così come allora, sarebbe stato in prima fila nella difesa dei deboli.

Tante, tantissime, le attività svolte dai sanitari dell’associazione “Masslo” e dai loro colleghi impegnati in una lotta impari, dove sono stati costretti, in primo luogo, a scontrasi con la burocrazia cieca e sorda. Nel corso di questi venti anni (l’associazione nacque immediatamente dopo l’assassinio, nel settembre del 1989), si sono avuti diversi accordi con l’Asl Ce2, il “Cotugno” di Napoli ed altre strutture sanitarie, per garantire l’assistenza. Assistenza prodotta anche in strada grazie ad un camper. Ancora oggi, i medici della “Masslo” continuano a curare e a prescrivere cure grazie al principio “Ftp”, ossia straniero temporaneamente presente.

Un vero e proprio atto eroico in una nazione che, stando ai proclami di alcuni politicanti, vorrebbe mandare via tutti gli stranieri.

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