Camorra, estorsione ai Passarelli: arrestati 10 affiliati al gruppo Setola

di Redazione

Giuseppe SetolaVILLA LITERNO. A conclusione di indagini sui numerosi ed efferati episodi delittuosi commessi tra la primavera del 2008 e l’inizio del 2009 nel casertano dall’ala stragista del clan dei casalesi, il cosiddetto “gruppo Setola”, …

… i carabinieri del nucleo investigativo di Caserta e della stazione di Parete hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, richiesta dalla Dda di Napoli, nei confronti di 10 affiliati al gruppo Setola del clan dei Casalesi. Si tratta di Giuseppe Setola, 41 anni, capo dell’ala stragista, e dei suoi sodali Salvatore Santoro, 24 anni; Davide Granato, 36; Giovanni Letizia, 31; Alessandro Cirillo (alias “’O Sergente”), 35; Massimo Alfiero, 39; Carmine Natale, 54. Quest’ultimi era tutti già detenuti, mentre sono stati arrestati mentre erano a piede libero: Emilio Natale, 25; Arturo Massaro, 43; e Stefano Esposito, 27.

I provvedimenti traggono origine da due distinte attività d’indagine condotte dai militari dell’Arma, coordinati dai pm antimafia Sirignano, Falcone, Conzo, Marescae Milita, nel periodo in cui il gruppo Setola stava ponendo in essere in provincia di Caserta la cosiddetta “strategia del terrore” (maggio 2008-gennaio 2009), che viene concordemente indicata, da numerosi provvedimenti giudiziari, come la più aggressiva e sanguinaria degli ultimi anni di storia della criminalità organizzata in provincia di Caserta, in quanto bersaglio del gruppo erano testimoni di giustizia, imprenditori, congiunti di collaboratori di giustizia, tutti reati, commessi al fine di rafforzare il gruppo Bidognetti (di cui Giuseppe Setola era reggente in quel periodo storico).

Agli arrestati viene contestata l’estorsione commessa nei confronti degli imprenditori Passarelli, a loro volta già oggetto di indagini per riciclaggio di ingenti capitali della camorra casalese in attività imprenditoriali. Nello specifico, gli esiti delle investigazioni a carico dei Passarelli sono sfociati nel decreto di sequestro preventivo di beni (per un valore complessivo di circa 660 milioni di euro), eseguito il 15 luglio 2010 da questo Comando, nonché ulteriormente avvalorati dall’esito di una peculiare prosecuzione investigativa cui ha dato seguito l’emissione della misura cautelare in carcere eseguita l’8 febbraio 2011 sempre nei confronti degli eredi di Dante Passarelli (deceduto per cause naturali nel 2004) e loro congiunti. E’ in tale ambito che, imprenditori notoriamente legati alla consorteria criminale casalese, principalmente per esserne i “ripulitori” del denaro e dei beni acquisiti illecitamente, come sono, appunto, i componenti della famiglia Passarelli, si ritrovano ad essere anche vittime di condotte estorsive attuate da affiliati allo stesso cartello casalese. La vicenda sostanzialmente presenta i canoni classici del reato di estorsione aggravata, posta in essere ai danni di imprenditori (poiché tale è la veste che assumono, nella singola circostanza, i fratelli Passarelli) ad opera di affiliati ad un’organizzazione di tipo mafioso (quali sono, appunto, Setola e i propri complici in relazione alla loro organicità al clan dei Casalesi).

Salvatore Santoro

Davide Granato

Giovanni Letizia

Salvatore Santoro

Davide Granato

Giovanni Letizia

Alessandro Cirillo

Massimo Alfiero

Carmine Natale

Alessandro Cirillo

Massimo Alfiero

Carmine Natale

Emilio Natale

Arturo Massaro

Stefano Esposito

Emilio Natale

Arturo Massaro

Stefano Esposito

Il sodalizio capeggiato da Setola, nel periodo in cui quest’ultimo è stato latitante (7 aprile 2008-14 gennaio 2009), ha dato luogo, nei territori “governati” dalla falange del clan dei casalesi riconducibile alla famiglia Bidognetti (ma non solo in quelli), alla realizzazione di una incessante serie di delitti, caratterizzati da spaventosa violenza e straordinaria brutalità, capaci di conferire, in breve tempo, al gruppo criminale (non a caso denominato gruppo stragista) un’infelice notorietà anche a livello mondiale. Il gruppo stragista, nel periodo in esame, sebbene fosse formalmente confederato al clan dei Casalesi, ha evidenziato una notevole autonomia di gestione dei singoli affari illeciti i quali, pur rimanendo genericamente ascritti al novero delle attività delittuose gestite dall’organizzazione casalese, si presentano, in realtà, come fatti costituenti l’atto finale di un più generale disegno criminoso, un obiettivo complessivo da conseguire e presentare, da parte di Setola, ai vertici del clan senza troppe spiegazioni sui metodi coi quali è stato raggiunto.

Emerge indiscutibilmente, in capo a Setola, l’attribuzione del più ampio margine decisionale circa l’attuazione dei programmi criminali sul territorio. In questo senso depongono concordemente numerose indagini condotte dalla Dda della Procura di Napoli. In siffatto ambito criminale, cioè quello contraddistinto dalla piena autonomia gestionale degli affari illeciti da parte di Setola, vengono ad annidarsi alcune vicende delittuose, come quella oggetto della presente misura cautelare, che a primo acchito sembrano poco comprensibili ma che in definitiva, lumeggiati dalla inamovibile volontà del gruppo Setola di pervenire ad ogni costo al raggiungimento del suddetto obiettivo, finiscono per delinearsi in maniera chiara ed infelicemente logica.

Il caso non è isolato: si prendano ad esempio, a questo proposito, le vicende estorsive perpetrate da Setola ed i propri affiliati ai danni del noto concessionario di motocicli Luigi Tamburrino, che dimostrano, concretamente, la tesi descritta poc’anzi: i noti rapporti – anche di parentela – di Tamburrino con la famiglia Bidognetti (indiscutibilmente posta al vertice del clan dei Casalesi) e la ritenuta appartenenza dell’imprenditore stesso al sodalizio criminoso, non sono evidentemente serviti ad evitare, da parte del gruppo stragista, la realizzazione di complesse e multiformi condotte estorsive ai suoi danni poiché, evidentemente, ritenute indispensabili al raggiungimento dell’obiettivo economico assegnato a Setola.

Ecco i capi d’imputazione contestati agli arrestati.In primis, il clan costringeva Biagio, Franco, Davide e Gianluca Passarelli al versamento della somma di denaro pari ad 120mila euro, richiesta a titolo estorsivo per svariate motivazioni ed in particolare: 30mila euro per l’acquisto di un immobile sito a Lusciano; 25mila come prestito personale in favore di Setola; 25mila per la struttura realizzata quale sede della Commerciale Europea, di Pignataro Maggiore; 40mila a titolo di provento estorsivo periodico.

Inoltre, Setola, Letizia e Cirillo detenevano e portavano in luogo pubblico un fucile mitragliatore kalashnikov e due pistole semiautomatiche, armi rinvenute e sequestrate il 30 settembre 2008 a Giugliano (Napoli), in località Varcaturo, in occasione dell’arresto dei latitanti Cirillo, Letizia e Oreste Spagnuolo. Nello specifico, il 15 settembre 2008, a Villa Literno, al fine di costringere i componenti della famiglia Passarelli a presentarsi al cospetto di Setola e di altri affiliati al gruppo, esplodevano numerosissimi colpi di arma da fuoco, all’indirizzo delle saracinesche dell’attività commerciale Md, che al momento dell’agguato era fortunatamente chiuso al pubblico, ubicato a Villa Literno, nell’immobile di proprietà della famiglia Passarelli.

Infine sempre gli stessi, in epoca compresa tra il 16 ed il 30 settembre 2008, a Varcaturo, al ristorante “Aramacao”, al fine di portare a compimento il loro proposito estorsivo, illecitamente detenevano e portavano le armi rinvenute dai carabinieri, durante il pranzo consumato unitamente alle vittime dell’estorsione, mettendole in bella vista dei fratelli Passarelli, con ciò intensificando la minaccia estorsiva perpetrata nei confronti di questi ultimi.

Scrivici su Whatsapp
Benvenuto in Pupia. Come possiamo aiutarti?
Whatsapp
Redazione
Condividi con un amico