Turchia, l’Alta Corte non chiude il partito di Erdogan

di Redazione

il premier turco ErdoganANKARA. La Anayasa Mahkemesi, la Corte Costituzionale turca, ha respinto l’istanza di chiusura dell’Akp, partito che fa capo al premier Tayyip Erdogan, accusato di “attività antilaiche” e “volte a distruggere l’unità nazionale” instaurando la Sharia nel paese.

Nessun esponente del “Partito turco per la giustizia e lo sviluppo”, dunque, sarà messo al bando dalla politica. La sentenza giunge a due giorni dal drammatico, duplice attentato compiuto a Istanbul nel quale hanno perso la vita 17 persone e 150 sono rimaste ferite. Tuttavia la Corte, anche se non ha fatto ricorso alla sanzione più pesante, ha deciso comunque di mandare al partito “un serio ammonimento”, tagliando la metà dei fondi pubblici che dovevano essergli destinati quest’anno e chiedendo a tutti i partiti politici turchi di prendere i provvedimenti necessari per evitare che altri casi del genere giungano davanti alla Corte.

L’Akp (Adalet vel Kalkinma Partisi) è stato fondato nel 2001 da un gruppo di esponenti moderati dell’ex Partito del Benessere (formazione islamica messa al bando nel 1998 dalla Corte Costituzionale) e del successivo Partito della Virtù. Alla guida della nuova formazione c’è fin dall’inizio l’allora sindaco di Istanbul, Recep Tayyp Erdogan, 54 anni, attuale premier. Gli avversari laici accusano l’Akp di voler islamizzare il paese, puntando il dito su di una serie di provvedimenti filo-islamici come la penalizzazione dell’adulterio, la proibizione della vendita di alcolici (entrambi abortiti) e l’abolizione del divieto di portare il velo all’università (annullato dall Corte costituzionale).

Il partito di Erdogan ha vinto le elezioni politiche nel 2002 con il 34,4% e ha gestito un periodo di forte crescita economica, avviando il negoziato per l’adesione alla Ue e raccogliendo forti consensi nelle capitali occidentali, ma anche in quelle mediorientali. Nel 2007 l’Akp, con il 47%, ha vinto di nuovo le elezioni politiche.

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