TEHERAN. A due mesi dalle elezioni, che hanno scatenato rivolte e scontri, il presidente uscente Mahmoud Ahmadinejad è stato confermato alla guida dell’Iran.
A confermarlo il leader supremo iraniano, ayatollah Ali Khamenei. Ahmadinejad dovrà giurare mercoledì alle Camere.
Alla cerimonia di investitura assenti i leader dell’opposizione Hossein Mousavi e Mehdi Karrubi e l’ex presidente Hashemi Rafsanjani.
“La vittoria di Ahmadinejad è il frutto di una battaglia contro l’arroganza e per la giustizia”, ha detto Khamenei durante la cerimonia, negando qualunque frode nell’elezione che ha visto trionfare il fondamentalista Ahmadinejad con il 63% dei 40 milioni di voti, contro il 34% di Mousavi.
Ileader dell’opposizione, però,hanno già contestato il prossimo governo ritenendolo “illegittimo”.A nulla, dunque, sono servite le contestazioni che dal 12 giugno avrebbero provocato più di un centinaio di morti, stando alle notizie rese note daiblogger, dal momento cheil governo aveva oscurato i media ufficiali. Accuse sempre respinte con forza dalle autorità locali.
Voci non ufficiali, intanto, danno gli Usa intenzionatiad un embargo su benzina e altri prodotti petroliferi, dal momento che, oltre a quellaelettorale, vi è la questione delle armi nucleari.
L’Iran, infatti,ha perfezionato la tecnologia per creare e utilizzare una bomba atomica. Per farlo,riferiscono fonti di intelligence occidentale al Times, manca soltanto l’ordine politico della massima autorità religiosa, l’ayatollah Khamenei.
Le fonti spiegano che il programma di arricchimento dell’uranio a fini militari è stato già completato dall’estate del 2003. Quindi, basta che Khamenei ordini di passare alla realizzazione di un ordigno nucleare ed entro un anno i tecnici iraniani potranno realizzare la bomba. Tecnicamente, dall’ok del leader supremo ci vorranno sei mesi per produrre i necessari quantitativi di uranio e altri sei per assemblare la bomba, che poi potrebbe essere montata su uno dei nuovi missili a lungo raggio Shebab-3.
Stando a quanto riporta oggi il New York Times, l’amministrazione Obama sta discutendo con gli alleati e il Congresso l’ipotesi di intervenire presso le aziende internazionali che oggi garantiscono all’Iran il 40% della sua benzina. La questione è già stata affrontata con i partner europei e israeliani, secondo quanto precisato da funzionati dei Paesi interessati, ma la Casa Bianca non ha voluto confermare.
L’ipotesi dell’embargo era già stata presa in considerazione dalla precedente amministrazione Bush, che però vi rinunciòritenendola rischiosa. Infatti, una tale iniziativa, per non creare ripercussioni diplomatiche,richiederebbe il consensodi Russia e Cina, nonché di quanti commmerciano con l’Iran. Inoltre, Teheran, come ha già minacciato di fare, potrebbe tagliare le esportazioni di petrolio.