Haiti, stop alla ricerca dei dipersi. La terra trema ancora

di Emma Zampella

 POURT- AU- PRINCE. La terra continua a tremare e aumenta la paura. Un altro sisma di 4.9 della scala Richter ha colpito la piccola penisola, ma sono solo scosse di assestamento.

La conta dei feriti si porta avanti aumentando progressivamente, mentre si smette di cercare, come ha fatto sapere il portavoce dell’Onu. Il terremoto che il 12 gennaio colpì Haiti fa sentire ora i suoi effetti, rendendo difficile una situazione già precaria. 200mila morti e 250mila feriti: questo il bilancio attuale, ora bisogna pensare alla ricostruzione del paese in ginocchio e alla sistemazione dei 300mila sfollati. Il numero dei dispersi non risulta essere preciso: fino a mercoledì la cifra si aggirava intorno alle 269 persone, numero che potrebbe anche scendere se si tiene conto che gran parte della popolazione sfollata avrebbe abbandonato i propri edifici senza contattare l’associazione. Anche se dalle macerie sono state estratte ancora persone vive: una bimba di 11 anni, assieme a 2 neonate sopravvissute per circa 10 giorni senza acqua né cibo.

Fermare le ricerche è una decisione prematura, come ha confermato anche il ministro degli Esteri, Franco Frattini. Qualche sforzo si deve ancora fare”, ha detto il titolare della Farnesina ricordando che mancano all’appello ancora 2 italiani. Il Governo di Haiti insieme all’Onu ha varato un piano per gli sfollati che prevede in una prima fase la costruzione di una dozzina di campi attrezzati con tende, mentre nella seconda saranno costruiti appartamenti con la cooperazione di imprese private. Adesso si scava per creare i primi campi attorno alla periferia della capitale che saranno in grado di ospitare circa 30mila sfollati. Le Nazioni Unite hanno contato solo nella capitale circa 450 accampamenti per i senzatetto.

Ma la vita sembra voler ricominciare a Pourt- au- Prince, dove riaprono le drogherie, le farmacie e i saloni di barbiere, facendo credito a chi è a corto di contanti. Voglia di riprendere la quotidianità, anche se con fatica. Si vede la necessità di ricominciare. E anche le banche riporteranno in vita le loro attività, favorendo la circolazione monetaria nel Paese. L’appello della Fao è quello di risanare il settore agricolo. Serve sostegno immediato per i contadini prima della stagione di semina primaverile, a marzo. La priorità è fornire alla popolazione sementi, fertilizzanti, foraggio, vaccini per il bestiame e attrezzi”, dice il direttore generale della Fao, Jacques Diouf.

Manca tutto ormai e gli aiuti arrivano con molta difficoltà, facendo generare anche qualche polemiche. Le prime preoccupazioni a freddo arrivano dalla Russia, che teme che il controllo di Haiti, da parte degli Stati Uniti, potrebbe perdurare nel tempo, non limitandosi solo all’aiuto umanitario. “Non approfittino della situazione gli Usa, per fare i propri vantaggi”, ha commentato il ministro degli esteri russo, Sergei Lavrov. Gli americani sono i benvenuti. Non siamo sotto tutela statunitense, – precisa il presidente haitiano René Prevalil loro intervento è stato concordato”. Critiche a parte, le donazioni per Haiti arrivano da ogni parte. E l’aiuto arriva anche dalle star della musica, che si troveranno riunite sabato prossimo, durante il telethon per le vittime del terremoto, che si esibiranno nello show-concerto che Mtv trasmetterà in tutto il mondo. Ma ci sono anche donazioni di danaro: da Hollywood arriva voce che Leonardo di Caprio avrebbe donato circa un milione di dollari per la popolazione di Haiti.

E, mentre si provvede alla ricostruzione, l’Unicef lancia un nuovo allarme: sarebbero spariti circa 15 bambini regolarmente registrati all’ospedali dell’isola. La paura aumenta perché si teme che possano essere finiti nella rete per la tratta di bambini. Il fenomeno aumenterebbe in queste circostanze come espone l’esperto dell’Unicef, Jean Claude Legrand, nella sua conferenza tenutasi a Ginevra. “Lo sconvolgimento causato dal terremoto di Haiti va ad aumentare l’esposizione dei bambini ad abusi, violenza e persino traffico. La forte richiesta di adozioni da parte dei paesi ricchi non fa che aumentare il rischio che reti di trafficanti rafforzino la loro presenza in quella nazione e approfittino del vuoto istituzionale per sottrarre i bambini lontani dalle loro famiglie e offrirli al migliore offerente” ha precisato il rappresentante dell’Unicef. Ma da Firenze arriva la conferma dell’impossibilità, almeno per il momento, di adottare i bambini haitiani rimasti orfani, per tutelarli da possibili fenomeni di tratta. Per questo l’associazione a favore del bambino ha introdotto controlli all’aeroporto e alla frontiera di Santo Domingo.

Insituazioni di terremoto potrebbero essere utili i consigli del capo della protezione civile italiana Giudo Bertolaso, che ha contribuito, con il Governo italiano, nella ripresa dell’Aquila, colpita anch’essa da un potente sisma lo scorso aprile. Bertolaso è infatti arrivato ad Hiati con un team ben assortito: Vigili del fuoco, forze dell’ordine e uomini della Croce Rossa italiana. “Esprimo l’apprezzamento mio personale e del governo per la tempestività con cui il presidente Roberto Formigoni ha messo in campo gli aiuti della Regione Lombardia alla popolazione di Haiti sin dalle prime ore dopo il terremoto”, ha fatto sapere il premier Silvio Berlusconi, prendendo le difese del presidente della Regione LombardiaFormigoni con cui Bertolaso aveva polemizzato.

Gli aiuti e il sostegno arriverebbero anche dai paesi africani che avrebbero messo a disposizione della popolazione haitiana denaro e risorse di ogni tipo, annunciando anche aiuti di un milione di dollari per sanare l’emergenza di farmaci e medici che occorrono per salvare la vita ai superstiti del sisma. La proposta più suggestiva è quelladel presidente del Senegal che ha offerto un tetto e un pezzo di terra da coltivare agli haitiani che vorranno tornare in Africa.

Ed è emergenza anche per l’acqua. Secondo rilevazioni fatte sul territorio, ad Haiti mancherebbe l’acqua potabile che renderebbe molto più alto il rischio di contaminazione e di diffusione di malattie infettive come il tifo.

Nella nazionale regna ancora incontrastato il caos che ha costretto il governo americano all’invio di 1960 marines che saranno trasferiti in parte presso Guantanamo a monitoraggio delle prime tendopoli organizzate, mentre la restante parte si troverà a vigilare le strade della capitale per tener sotto controllo il fenomeno di sciacallaggio ampiamente diffuso.

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