La Francia contro il burqua: proposta legge che ne vieta l’uso

di Emma Zampella

 PARIGI. Sarà votata mercoledì la proposta di legge relativo al divieto di indossare il burqua.

Ma la commissione parlamentare, incaricata di vagliare l’ipotesi del divieto in Francia, raccomanda che l’impossibilità di indossare il burqua non riguardi tutti i luoghi pubblici, ma solo nell’ambito delle amministrazione o dei trasporti. Il presidente francese avrebbe voluto un divieto che imponesse l’impossibilità completa e in qualsiasi luogo di coprirsi il volto. Ma la sua proposta è stata bocciata dai socialisti.

Le francesi musulmane che rispetto la loro tradizione religiosa nel territorio francese sono circa 2000mila e dichiarano di non vivere tutto ciò come un obbligo. Ma il dibattito, che è partito dal veto del velo nelle scuole, ha forti implicazioni sulla questione e su come l’islam si vissuto in Francia. Al termine di oltre 200 audizioni e di sei mesi di lavori, la commissione di studio suggerisce l’adozione di una risoluzione parlamentare, dal valore simbolico e non giuridicamente vincolante, che “proclami che tutta la Francia dice no al velo integrale e chiede che questa pratica sia proibita sul territorio della Repubblica”. Il rapporto che viene fuori dalla discussione della proposta di legge sottolinea come questa generi questioni giuridiche complesse , poiché comporta una limitazione dell’esercizio della libertà di espressione e di opinione. Ma la questione mossa va oltre. Quella che del presidente francese è una “lotta” che si allarga allo sbarco indiscriminato di clandestini.

A tal proposito dichiara: “Noi siamo gente generosa, aperta, pronta all’accoglienza ma vogliamo che ci siano diritti e doveri”, promuovendo provvedimenti duri contro organizzazioni criminali, spiegando però che la sua non è una politica delle espulsioni. Quanto al burqua, Sarkozy si dice intransigente relativamente al divieto di quella che diventerà una legge: l’adozione di provvedimenti per chiunque dissimuli il proprio viso nei servizi pubblici. E il caso è diventata di rilevanza europea, facendo diventare la questione discutibile anche in altre nazioni.

Le prime discussioni arrivano da Italia, Paesi Bassi e Danimarca, dove la proposta del veto completo è diventata di dibattito parlamentare. La legislazione italiana ha introdotto un veto già nel 1975 quando si vietava di coprirsi il volto con fazzoletti e caschi in luoghi pubblici. Attualmente la Lega ha presentato un disegno di legge a riguardo nell’ottobre scorso che prevede fino a 2000 euro di multa per chi “in ragione della propria fede religiosa rendono difficile o impossibile la propria identificazione. Questo provvedimento varrebbe non solo per il burqua ma anche per i costumi tradizionali da bagno, i burquini, indossati dalle mussulmani osservanti.

Diversa la questione invece in Gran Bretagna e Belgio, dove non esistono leggi di rilievo nazionale che regolino l’uso del velo , anche se è possibile almeno nelle scuole di vietarne l’uso. Molte sono le leggi.

Ma c’è chi ha provato in prima persona ad indossare per circa un mese il costume tradizionale musulmano. “È molto difficile”, ammette una giornalista francese che ha portato avanti l’esperimento. “Per la prima volta nella mia vita ho avuto paura della gente. Le persone mi squadravano, mi indicavano, bisbigliavano al mio passaggio. Mi sentivo handicappata non vedevo quasi nulla e avrei avuto una gran voglia di fumare una sigaretta” dichiara la giornalista. “In un mese ho perso sei chili. Ma ha deciso di andare avanti lo stesso, anche quando fuori c’erano 32 gradi e sotto il burqa almeno cinque di più; anche quando con la pioggia il tessuto si inzuppava e il vestito diventava ancora più pesante” racconta la donna.

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