L’AVANA. Il governo di Cuba “non cederà” un millimetro di fronte alla “campagna fuori dal comune” che gli Stati Uniti e l’Unione europea stanno portando avanti contro l’isola.
Lo ha assicurato il presidente Raul Castro, che chiudendo il IX congresso dell’Unione della gioventù comunista (Ujc) ha affrontato il tema della dissidenza interna. Castro ha in particolare respinto le accuse internazionali contro l’Avana dopo la morte, più di un mese fa, del dissidente Orlando Zapata, deceduto al termine di un digiuno di 85 giorni. “È morto nonostante gli sforzi fatti dai medici, fatto che abbiamo lamentato”, ha proseguito il presidente cubano, sottolineando che Zapata si trovava in carcere accusato di “delitti comuni”.
Riferendosi poi a un altro dissidente, Guillermo Farinas, in sciopero della fame da più di un mese e che è ricoverato in un ospedale della città di Santa Clara, Raul Castro ha detto che l’oppositore viene “stimolato” a mantenere tale posizione, fatto che – ha precisato – rappresenta “un ricatto inaccettabile”. “Non è in prigione, bensì in libertà”, ha ricordato, precisando che i medici cubani “stanno facendo tutto il possibile per salvargli la vita: se non modifica tale posizione, sarà responsabile, insieme a chi lo sostiene, di un esito che non desideriamo”. Rivolgendosi al congresso dell’Ujc, Castro ha detto che Cuba ha bisogno di dirigenti giovani “capaci” di portare avanti “un lavoro ideologico” che non sia un “dialogo tra sordi”, che “non si sentano padroni assoluti della verità” e che “sappiano ascoltare”.