Thailandia, camicie rosse chiedono tregua. Ferito reporter italiano

di Redazione

 BANGKOK. A Bangkok è ancora caos, nonostante sia scaduto l’ultimatum del governo. L’ordine di sgombero lanciato dall’esercito thailandese ai manifestanti, che occupano da oltre due mesi l’area commerciale del cuore della capitale, è stato ignorato.

Iresidenti si chiudono in casa e gli ospedali si preparano ad accogliere decine, se non centinaia di feriti, finora gli scontri sono stati isolati e sporadici. A ultimatum scaduto, il governo ha minacciato che “l’operazione comincerà appena possibile” e “farà tutto ciò che è possibile per esortare la folla ad evacuare”.

Le camicie rosse hanno chiesto però una tregua all’esecutivo in carica. Uno dei leader dei manifestanti, Nattawut Saikua, ha telefonato al segretario generale del primo ministro, Korbsak Sabhavasu. Durante la conversazione, secondo quanto riporta il sito del quotidiano thailandese The Nation, Nattawut ha chiesto un “cessate-il-fuoco” al collaboratore del primo ministro Abhisit Vejjajiva. Secondo altre fonti, Korbsak Sabhavasu ha garantito che i soldati non spareranno se le camicie rosse sgombereranno. Da giovedì sera gli scontri sono dilagati nei quartieri limitrofi della zona occupata dalla metà di marzo dai manifestanti che sostengono l’ex premier Shinawatra. “Se i manifestanti torneranno a Ratchaprasong e interromperanno le loro azioni, non ci saranno più spari da parte dei soldati”, ha affermato Korbsak, il quale non ha escluso che la tregua possa sfociare in una ripresa dei negoziati tra il governo in carica ed i rappresentanti delle camicie rosse.

Intanto, sale ad almeno 35 morti e 244 feriti il bilancio di tre giorni di scontri nella capitale thaliandese. Nella notte è deceduto anche un militare dell’esercito regolare, il primo dall’inizio degli scontri. Il soldato, 31 anni, era stato ricoverato in ospedale dopo essere rimasto ferito durante un’attività di pattugliamento nel distretto di Silom, al confine con l’area in cui si trovano i rivoltosi.

L’ex generale dell’esercito thailandese Khattiya Sawasdipol, conosciuto con il nome di “Seh Daeng” (“comandante rosso”), dopo essere stato colpito alla testa da un proiettile sparato da un cecchino lo scorso 13 maggio durante le manifestazioni antigovernative, è morto, secondo quanto hanno reso noto fonti ospedaliere citate dall’Ansa. Il decesso è avvenuto in mattinata.

FERITO REPORTER ITALIANO. Il giornalista italiano, Flavio Signori, romano, di 40 anni, è stato ferito di striscio nella parte bassa della schiena e dovrebbe essere dimesso dall’ospedale in cui è stato ricoverato entro un paio di giorni. Il ferimento è avvenuto domenica a Rama IV, l’intersezione nei pressi del presidio delle camicie rosse teatro di violenti scontri tra dimostranti e forze di sicurezza. “Stavo scattando delle foto nei pressi del presidio dei militari. – ha raccontato all’Ansa – Quando mi sono spostato dietro la barricata dei rossi sono stato colpito”. Signora ha raccontato di essere stato soccorso dai manifestanti: dopo il ferimento, le camicie rosse lo hanno subito caricato in motocicletta per portarlo oltre la loro barricata di pneumatici, fino all’ambulanza che l’ha poi trasportato in pochi minuti all’ospedale Lerdsin, pochi chilometri più in là. “Sono stati davvero molto premurosi”, ammette il fotoreporter, in buone condizioni anche di spirito ma ancora ricoverato.

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