Piogge monsoniche flagellano Cina e India: centinaia di morti

di Redazione

 Sono più di 130 i morti e oltre duemila i dispersi del maltempo che sta flagellando la Cina.

Le piogge monsoniche, che hanno già causato gravissime inondazioni in Pakistan (dove secondo l’ Onu, in due settimane sono morte almeno 1.600 persone per le innondazioni) e nel Kashmir indiano dove si contano oltre 150 morti e 500 i dispersi, continuano a seminare morte e distruzione. Smottamenti di terra, innescati dalle violenti precipitazioni, hanno inghiottito una città nel nord-ovest della Cina: Zhouqu, nel nord-ovest della Cina. Almeno 50mila sono le persone interessate da frane e smottamenti provocati da piogge torrenziali che hanno sepolto numerose abitazioni. Squadre di sanitari e oltre 2mila soldati sono stati inviati per le operazioni di ricerca e soccorso. Molte strade sono coperte da un metro di fango, rendendo difficili le operazioni di soccorso.

Il premier Wen Jabao ha lasciato Pechino per andare direttamente sul posto a coordinare i soccorsi. Le squadre di soccorritori scavano freneticamente tra i detriti nella zona di Zhouqu , nella Prefettura autonoma tibetana di Gannan, provincia nord-occidentale del Gansu, un’area dominata da ripide colline dove sabato notte sono cadute piogge torrenziali. Le frane hanno sepolto un certo numero di case e bloccato un fiume che si è gonfiato inondando una vasta area; distrutta anche una piccola centrale idroelettrica. Sul posto sono stati inviati i soldati dell’Esercito Popolare di Liberazione ed elicotteri. I soccorritori hanno raccontato alla tv cinese che il fango e i detriti rendono impossibile usare macchinari pesanti. “Tante casupole a un piano sono state spazzate via e dobbiamo capire quanto persone siano morte”, ha raccontato un residente in collegamento telefonico. “Avevamo già avuto frane e smottamenti, ma mai di questa entità”. Le immagini mostrano fango e acqua melmosa che coprono le strade, auto capovolte e e portate via e i soccorritori che lavorano senza sosta. Il presidente Hu Jintao e il premier hanno detto di non risparmiare sforzi per cercare di salvare vite umane.

Sul fiume Bailong si è creata una barriera di detriti intorno all’una di notte, che ha favorito l’esondazione. Per i soccorritori il problema fondamentale è la fanghiglia che ha invaso molte zone e che in alcuni punti ha superato il metro. La zona colpita dall’esondazione del fiume è una valle, e il Bailong ci passa giusto in mezzo. Con la forza dell’acqua piovana e quella esondata dal fiume, sono stati moltissimi gli smottamenti. L’acqua ha rotto gli argini del fiume sommergendo per prima un’area nella quale vivono 19mila persone. I villaggi di Shawan e Lianghekou sono stati evacuati. Alle 6.30 di domenica un elicottero con esperti di demolizioni ha raggiunto il lago formatosi a monte dello sbarramento di detriti per far saltare la barriera e permettere lo scorrimento normale del fiume. Il maltempo e le piogge torrenziali, dall’inizio dell’anno, hanno provocato oltre 2100 morti in tutto il paese e l’evacuazione di 12 milioni di persone.

INDIA. È salito anche il bilancio delle vittime in India, dove si contano oltre 150 morti e a circa 500 dispersi dopo le tragiche alluvioni. Le squadre di soccorso stanno cercando di raggiungere i villaggi della regione di Ladakh per cercare di portare aiuti e cibo ai turisti e agli abitanti dei piccoli villaggi, ma il timore è che la situazione non faccia altro che peggiorare e che il bilancio delle vittime destinato a salire. I villaggi sono ormai completamente devastati e isolati per la rottura di tutti i canali di comunicazione. Il villaggio di Choglusmar è ormai completamente sepolto nel fango. A Leh, capital della regione di Ladakh, l’aeroporto ha intensificato i voli in partenza per cercare di portare in salvo i turisti stranieri bloccati nella regione. I cittadini di Leh hanno invece abbandonato le proprie case e hanno passato la notte a dormire all’aperto. Molte sono le persone ferite e bisognose di cure, circa 400, stipate nell’ospedale di Leh anch’esso travolto dal fango.
ITALIANA BLOCCATA: “SEMBRAVA IL FINIMONDO”. “E’ stato il finimondo, non ho mai visto temporali così. E anche qui mi hanno detto che non succede mai”. E’ ancora scossa Patrizia Caiffa, giornalista italiana in vacanza in India, che la notte tra il 5 e il 6agosto a Leh ha visto con i propri occhi gli effetti delle forti piogge che hanno colpito la regione del Ladakh. “La città vecchia di Leh è stata sommersa dal fango e sono cadute pietre. Ho visto case distrutte come quelle dopo il terremoto di Haiti. La gente scava con le mani nel fango per tirare fuori i corpi”, racconta l’italiana al telefono con l’Ansa. “La situazione è drammatica. Come me, ci sono migliaia di turisti, tra cui parecchi italiani, bloccati. Siamo isolati, non si riesce a telefonare né a connettersi a internet. Le linee fisse non funzionano e non c’è l’elettricità”, spiega Caiffa dalla guest house dove, a singhiozzo, funzionano ancora dei generatori di corrente. “Tra gli italiani – aggiunge – c’è un po’ di agitazione perché non si riesce a contattare le famiglie”. “Tutte le strade sono chiuse e anche l’aeroporto. E’ impossibile raggiungere i villaggi attorno a Leh dove si teme ci siano molte vittime”, aggiunge la giornalista del Sir (l’agenzia di stampa della Cei). “Ora – conclude l’italiana – l’unica speranza è di riuscire a prendere al più presto un volo per Delhi e poi cambiare programma”.
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