Libia, Gheddafi: “Non me ne vado, morirò qui”

di Redazione

GheddafiTRIPOLI.Continuano in Libia le proteste e la repressione violenta della rivolta contro il regime. dopo i raid aerei di lunedì, nuovi attacchi hanno colpito i manifestanti.

Sarebbero finora circa seicento le vittime, secondo quanto riferisce la Corte penale internazionale. Ma per il presidente della Comunità del mondo arabo, Foad Aodi, i morti sarebbero oltre mille. “Ci stanno uccidendo con coltelli e macete” scrivono alcuni cittadini libici in un messaggio di sos arrivato al cellulare di don Mosie Zerai, presidente dell’Agenzia Habeshia per la Cooperazione allo Sviluppo.

IL REGIME CEDE. Ma, secondotestimonianze riportate dalla Bbc, gli scontri avrebbero però determinato i primi effetti contro il regime: la città di Bengasi sarebbe ormai controllata dai ribelli, auto-organizzatisi in comitati civici. Uno scenario confermato anche dall’inviato di Repubblica Pietro Del Re, tra i pochi giornalisti stranieri nel Paese. Si registrano anchele prime crepe tra i sostenitori del rais, diversi militari e politici, che sono passati dalla parte dei manifestanti in seguito all’eccessivo uso della forza per reprimere i cortei. Non solo nel paese: l’ambasciatore libico negli Stati Uniti Ali Aujali ha detto in un’intervista alla Abc di aver dato le dimissioni e che Gheddafi “se ne dovrebbe andare via”. Il diplomatico ha aggiunto di non voler servire “un regime dittatoriale”.

GHEDDAFI. “Resterò a capo della rivoluzione fino alla morte”. Così Muammar Gheddafi in un nuovo discorso alla tv, dopo la fugace apparizione di lunedì notte. Il Colonnello ha confermato l’intenzione di non lasciare il Paese. “Vogliono rovinare la vostra immagine nel mondo,- ha detto il leader libico – La vostra immagine è distorta nei mass media arabi per umiliarvi. Io non sono il presidente, ma il leader della nazione. Morirò come un martire, come mio nonno. Io sono un rivoluzionario. Ho portato la vittoria con la quale si è potuto godere per generazioni”. Suo figlio Seif al Islam, domenica notte, ha invece parlato in diretta per 45 minuti, promettendo riforme, denunciando un complotto internazionale contro la Libia e ammonendo che il regime intende resistere “fino all’ultimo uomo e all’ultima donna”.

GAS E IMMIGRATI: RICADUTE SU ITALIA. La crisi libica sta anche portando ad un progressivo stop delle forniture di gas in Italia, anche se il governo sostiene che “non c’è motivo di preoccuparsi”. Il ministro degli Esteri, Franco Frattini, ha parlato inoltre di un calo delle forniture di petrolio verso l’Italia. L’altro problema che tocca più da vicino la nostra Penisola è ovviamente quello legato ai flussi migratori dal Nord Africa. Il maltempo di queste ore sembra non aver scoraggiato gli sbarchi e a Lampedusa l’attenzione è massima. E, in questo clima, assume il tono di una provocazione l’uscita di Umberto Bossi che, a proposito degli sbarchi ha dichiarato: “Se arrivano i libici li mandiamo in Germania”.

ENI CHIUDE GASDOTTO. Nel primissimo pomeriggio di martedì Eni conferma di aver chiuso il gasdotto di GreenStream: la condotta trasporta 9,2 miliardi di metri cubi di gas Roma. Sempre sul fronte energetico arriva la notizia, confermata da fonti del governo italiano, del blocco dei terminali libici del petrolio: “La situazione è preoccupante”, dice la fonte. Flussi di gas importati attraverso il gasdotto Greenstream sarebbero rallentati già da lunedì sera. E la situazione “è in peggioramento” riporta la Staffetta Quotidiana, giornale specializzato sui temi dell’energia. Il sottosegretario allo Sviluppo economico con delega all’energia, Stefano Saglia, tranquillizza: “L’attenzione resta alta” ma, specifica, “il gasdotto Transitgas, che porta in Italia il gas dal nord Europa, è tornato in funzione dopo l’interruzione della scorsa estate”. Quindi, “ci sono stoccaggi non utilizzati. Non c’è motivo di preoccupazione”. Il ministero ha comunque allertato il Comitato di sicurezza sulle forniture di gas ed è eventualmente pronto a utilizzare gli stoccaggi “ordinari e di sicurezza”. “Per l’Italia non ci sono problemi di approvvigionamento di gas”, ha detto Marlene Holzner, portavoce del commissario Ue all’Energia, Gunther Oettinger. “Dalla Libia arriva circa il 12% dell’approvvigionamento all’Italia, che è una quantità piccola sul totale. L’ammontare maggiore arriva dall’Algeria con il 33%, mentre dalla Russia arriva il 30% e dall’Olanda il 19%”. La portavoce ha comunque sottolineato che “c’è una grande quantità di gas sul mercato e quindi ce n’è a sufficienza in caso ci fosse un’interruzione della fornitura di gas”.

RIMPATRIO STRANIERI. Intanto, la pista dell’aeroporto di Bengasi, nella Libia orientale, è stata completamente distrutta rendendo impossibile l’atterraggio degli aerei. Lo riporta Al Arabiya, citando fonti del ministero degli Esteri egiziano. Secondo un testimone intervistato dalla Bbc, invece, gli abitanti della città ne avrebbero ormai preso il controllo: “Non c’è più presenza della polizia, né dell’esercito”. Proseguono le operazioni del governo del Cairo per il rimpatrio dei connazionali presenti in Libia. Anche un C130 italiano, ha annunciato il ministro della Difesa Ignazio La Russa, è diretto verso la Libia per il rimpatrio di 100 connazionali. Il ministro non ha reso noto dove atterrerà l’aereo militare.

UN ITALIANO: “LASCIATI SOLI DA AMBASCIATA”. “L’unità di crisi della Farnesina è impossibile da contattare, l’ambasciata italiana a Tripoli non sa cosa fare, lamenta mancanza di personale e sostanzialmente ci dice di arrangiarci”. Giuseppe Ascani è direttore di un’azienda italiana che lavora in ambito petrolifero, da due anni vive a Tripoli e vorrebbe provare a rientrare in Italia. Ha un volo prenotato per mercoledì mattina, ma il suo problema è capire se all’aeroporto riuscirà ad arrivare indenne. “La situazione va sempre più peggiorando, – racconta al Corriere.it via Skype – molte zone della città sono in mano ai mercenari assoldati dal regime e non sono affatto sicure. Abbiamo visto immagini di persone con i corpi dilaniati, senza gambe e senza braccia. Tripoli è letteralmente in fiamme. Non c’è modo di sapere se il tragitto verso l’aeroporto possa essere percorso con tranquillità. Sentendo certe dichiarazioni secondo cui tutto è a posto e tutto organizzato mi sono sentito ribollire il sangue”.

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