OSLO. Anders Behring Breivik, l’estremista cristiano norvegese arrestato per la duplice strage perpetrata venerdi a Oslo in cui almeno 92 persone sono rimaste uccise, davanti alla polizia si è assunto la responsabilità del suo gesto ed ha spiegato che il suo “è stato un atto atroce ma necessario”.
Lo ha riferito ieri sera alla Tv norvegese Geir Lippestad, il legale che lo rappresenta, aggiungendo che il suo assistito lunedi comparirà davanti a un magistrato che dovrà decidere se rilasciarlo o se trattenerlo in carcere. Davanti al giudice, ha detto l’avvocato, “spiegherà tutto”. Il legale ha aggiunto anche che, secondo lui, “la strage era stata pianificata” da tempo.
Le dichiarazioni del legale, chiudono in modo drammatico una giornata che la pacifica e progressista Norvegia, all’indomani dello sconvolgente attentato, aveva iniziato in uno stato di vero e proprio shock. Ieri mattina infatti il paese ha scoperto con angoscia che i morti non erano stati 17, come era sembrato in un primo momento, ma molti di più. E che a provocare la strage non era stato il terrorismo islamico, come era stato ipotizzato, ma il fanatismo di un connazionale, il 32enne Breivik, bianco, biondo, cristiano fondamentalista con simpatie di estrema destra, iscritto a una loggia massonica e con avversione per l’islam e la società multiculturale.
Due i massacri, che hanno suscitato condanna e cordoglio in tutto il mondo, da Barack Obama a Angela Merkel, dalla Russia ai palestinesi di Fatah, al Papa. Il primo nel centro di Oslo, dove un’autobomba è esplosa nel primo pomeriggio di venerdi vicino alla sede del governo e alla redazione del tabloid Vg, provocando la morte di almeno 7 persone; il secondo, efferato, compiuto circa due ore più tardi, sull’isoletta di Utoya, dove si teneva un campo estivo annuale dei giovani del partito laburista e dove un uomo, in uniforme da poliziotto, armato di una pistola, di un fucile a canne mozze e di un’arma automatica, ha ucciso almeno 85 persone, per lo più adolescenti, imperversando per quasi un’ora e mezza indisturbato prima di arrendersi alla polizia. Fra le molte persone che si sono lanciate in acqua per salvarsi ci sono almeno 4 o 5 dispersi, che vengono cercati anche con l’ausilio d’un piccolo sommergibile. Se saranno trovati morti, potrebbe salire a 97-98 il bilancio delle vittime, non ancora definitivo per le gravissime condizioni di almeno una ventina fra i feriti.
La polizia ha detto di non poter ancora escludere che l’assassino abbia avuto dei complici ma di non avere neppure elementi di conferma. Ha però fatto sapere che Breivik, ha confessato la strage di Utoya, l’isoletta su un lago a 40 km da Oslo, dove è stato arrestato “senza opporre resistenza” dopo il massacro. Non ha ancora accertato ufficialmente la responsabilità dell’uomo nella strage di Oslo, anche se quanto riferito dal suo legale non lascia spazio a ulteriori dubbi. Gli indizi contro Breivik (ribattezzato con le iniziali ABB dai media) sono comunque tanti: l’esplosivo trovato sull’isola; la bomba fabbricata nella fattoria in cui si era trasferito e dove aveva “tonnellate” di concime chimico utilizzabile anche per confezionare ordigni esplosivi; testimoni che l’hanno visto nella zona dell’esplosione a Oslo.
I sopravissuti, radunati in un albergo nel villaggio di Sundvollen, vicino all’isoletta, hanno raccontato l’inferno, l’assassino che si muoveva con calma sparando sulla folla di giovani, colpendo alla testa i feriti o coloro che si fingevano morti, mitragliando chi si lanciava in acqua per fuggire a nuoto. “Ho sentito urla. Ho visto gente che chiedeva pietà, ho sentito tanti spari, anch’io ero sicuro che sarei morto”, racconta Kursetgjerde, 18 anni, che si è nascosto fra le piante, è fuggito a nuoto ed è stato soccorso da una barca.
L’ideologia di Breivik, che è stato anche iscritto al partito del progresso (conservatore) negli anni passati, è esposta su vari forum, fra cui il norvegese Document.no, ma anche su uno neonazista svedese, Nordisk. Si descrive come “single, cristiano e conservatore”, che odia Islam, multiculturalismo, marxismo, accomunandoli al nazismo come ideologie fondate sull’ odio. Accusa la laburista Gro Harlem Brundlandt, primo ministro per tre mandati tra il 1981 e il 1996, di aver “assassinato il Paese”. Il giovane risulta anche membro della loggia massonica norvegese di San Giovanni Olaus dei Tre Pilastri, che ora ha preso le distanze da lui. Iscritto a Facebook e a Twitter, ha riassunto la sua filosofia in una citazione del filosofo inglese John Stuart Mill: “Una persona con una fede ha la forza di 100.000 che coltivano solo i loro interessi”.
È proprietario della Breivik Geofarm, che produceva coltivazioni biologiche a 150 chilometri da Oslo, dove teneva i fertilizzanti. La polizia ha anche perquisito il suo appartamento di Oslo e ora sta setacciando il suo computer per accertare eventuali collegamenti con una non meglio precisata ‘rete del terrorè. Il Re di Norvegia, Harald, la regina Sonia e gran parte della famiglia reale, insieme al capo al premier laburista Jens Stoltenberg e diversi ministri, hanno fatto visita al luogo della strage e ai sopravvissuti. E il premier, che ha definito gli attacchi una “tragedia nazionale” che non farà piombare nel terrore la “società aperta” che è il “marchio di fabbrica” della Norvegia, ha fatto sapere che il livello di allerta terrorismo non è stato elevato.