Tanti aversani alla XVI Maratona di Roma

di Redazione

 AVERSA. In gioventù sono stato un discreto atleta. Dapprima giocatore della prima squadra di calcio a 5 in Aversa, …

… poi presidente della Pallacanestro San Michele (unica società che riuscì a centrare due promozioni consecutive), infine (poco) medagliato podista amatoriale dell’Atletica Aversa. Oggi non ho più occasione di praticare sport, ma domenica scorsa ho partecipato alla XVI edizione della maratona di Roma, quest’anno dedicata ad Abebe Bikila che alle olimpiadi romane del 1960 vinse la maratona correndo scalzo. No, che pensate? Non ho percorso neppure un centimetro dei 42 Km e rotti in programma. Vi ho partecipato idealmente, con gli occhi dei 21 gladiatori aversani in rappresentanza della gloriosa Arca Atletica Aversa, la storica società composta da un nutrito gruppo di ottimi atleti e di splendide persone. Ma sì! Lasciatemi compiere questo volo pindarico; permettetemi di prender parte alla più bella avventura alla quale un atleta possa partecipare attraverso le sensazioni, le emozioni, le sofferenze dei suoi partecipanti. 42 Km e 195 metri da percorrere ognuno col proprio passo, secondo le proprie possibilità, combattendo la sete, la fatica, andando sempre in cerca di motivazioni per proseguire fino in fondo.

“Un gruppo di pazzi” li ha definiti lo stesso presidente Vittorio Savino, malcelando dietro la battuta un moto di orgoglio e di evidente ammirazione per questi 21 atleti della domenica di ogni età, molti dei quali alla loro prima esperienza da maratoneti. Di buon mattino il plotone è già presso il nastro di partenza, divisa sociale sfoggiata con orgoglio ma che ben presto si disperde tra quelle di altri 80.000 podisti. Riscaldamento tra lazzi e sfottò con la segreta speranza di esser ripresi in diretta tv dalle telecamere della Rai. È ora della partenza, la folla festeggia gli atleti, la tensione sale: dopo lo sparo dello starter ognuno rimarrà solo con la strada. Si parte! È una vera e propria festa, un tripudio di colori, di evviva, di applausi.

Il pubblico festeggia calorosamente questi atleti che rappresentano la parte più sana e genuina dello sport; la parte scevra da qualsiasi antagonismo, da ogni interesse materiale, libera dall’ossessione del risultato ad ogni costo. I nostri eroi cominciano a macinare chilometri, il percorso è incantevole e aiuta a superare le difficoltà. Non importa il tempo, preme terminare la gara e allora si può ammirare il Colosseo, i Fori Imperiali, piazza Navona, la basilica di San Pietro, piazza del Popolo, il lungotevere, piazza di Spagna.

Nei “primi” venti chilometri si va via senza eccessiva difficoltà ma tutti sanno che la crisi è sempre in agguato. A Francesco un turista taglia la strada e rischia di farlo cadere: percorrerà gli ultimi 12 km con la caviglia dolorante; Agostino e Carlo “finiscono la benzina” presso piazza del Popolo: termineranno passeggiando la gara; molti soffrono il tratto extraurbano privo di pubblico e lì è davvero dura andare avanti: occhi fissi sull’asfalto e via!

E c’è Mimmo che è il migliore del gruppo ma parte con evidenti problemi fisici che ne frenano la corsa. Ma c’è anche chi va oltre le proprie aspettative: Antonio negli ultimi chilometri abbandona la “lepre” delle 4h 15’ finendo la gara in crescendo; Alfredo e Paolo, alla loro prima esperienza in maratona, tagliano il traguardo abbracciati dopo 3h 25’ di corsa. Raffaele è il primo del plotone aversano: si classifica 1009esimo in 3h 24’. Ma il vero eroe è lui: Luigi, veterano delle maratone amatoriali, 66 anni compiuti e oltre 42 km corsi in meno di 4h 50’! Menzione anche per il non più giovanissimo Giuseppe: taglierà il traguardo dopo quasi sei ore di corsa.

Alla fine, stremati ma felici per aver compito l’impresa, i 21 temerari ricevono il giusto premio, “ma il regalo più bello – confessa Francesco – è stato l’abbraccio sul traguardo di Gigi Ebraico”, atleta 75enne inarrestabile podista e attuale campione italiano di salto in alto. Bene. Il mio volo è finito. Ora purtroppo devo atterrare e tornare ai miei affari tra le carte che invadono la scrivania. Ma da oggi lo farò col pensiero di quei 21 “ragazzi” che mi hanno ricordato che la vera cultura della vita non può fare a meno dello sport. Quello sano e genuino propagandato da decenni dalla mitica Atletica Aversa.

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