ATENE. Dare più tempo alla Grecia. E questo il succo del discorso del presidente dell’Eurogruppo Jean Claude Juncker, secondo cui l’obiettivo della riduzione del deficit può essere spostato dal 2014 al 2016.
“L’obiettivo fiscale rivisto richiesto dalle autorità greche è un aggiustamento adeguato” ha affermato Juncker, aggiungendo che “il nostro obiettivo resta di ridurre il debito greco al 120% (del Pil) entro il 2020, ma è probabile che potremmo spostare il nostro obiettivo al 2022”.
Una proposta che però trova l’opposizione del Fondo Monetario Internazionale, il cui direttore Christine Lagarde ha ribadito che l’obiettivo resta la riduzione del debito greco al 120% del Pil entro e non oltre il 2020. Abbiamo chiaramente punti di vista differenti. Quello che conta e’ comunque la sostenibilità del debito pubblico greco”, ha detto Lagarde parlando immediatamente dopo Juncker in conferenza stampa a Bruxelles. Nodi che verranno sciolti al prossimo incontro previsto per il 20 novembre, quando andranno anche trovati i finanziamenti supplementari per il nuovo tempo concesso ad Atene, si stima oltre 30 miliardi.
“Siamo molto vicini a un accordo e farò di tutto perché sia presa una decisione formalmente corretta”. Il ministro delle Finanze dei 17 – si legge nella nota diffusa al termine della riunione – si sono trovati d’accordo sull’opportunità di concedere due anni supplementari (da 2014 a 2016) ad Atene per la riduzione del deficit sotto il 3% alla luce dei recenti sviluppi economici.
L’Eurogruppo spera che il 20 ci siano anche tutti gli elementi necessari per dare il via libera alla prossima tranche da 31,2 miliardi di euro in modo che questa possa essere erogata entro fine mese. Juncker ha quindi sottolineato che venerdì 16 la Grecia non andrà in default attraverso un’operazione di rollover sui titoli di Stato a breve termine. Il principale problema da risolvere resta comunque la sostenibilità del debito e il suo rifinanziamento, questioni sulle quali le posizioni di Ue e Fmi restano ancora distanti.
C’è poi la questione di come finanziare i circa 32 miliardi di costo supplementare derivante dallo spostamento della riduzione del deficit di due anni, dal 2014 al 2016. Sulla questione, secondo il ministro francese Pierre Moscovici, c’è la “volontà politica” di trovare un accordo. Ma sulle modalità i ministri hanno ora una settimana per riflettere.
La ‘quadratura del cerchio’ dovrà tenere conto dei paesi della ‘tripla A’ che, come l’Austria, hanno già fatto presente di non voler finanziare i nuovi bisogni di Atene con i soldi dei contribuenti. E su tutto incombe il voto, o piuttosto il veto, del Bundestag: prima che qualunque decisione sia ufficialmente presa a livello di Eurogruppo, ha avvertito il ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schaeuble, “bisogna che il parlamento tedesco sia consultato”.
Un paletto che lo stesso presidente dell’Eurogruppo ha ben presente: prima di sbloccare i nuovi aiuti alla Grecia bisognerà completare le necessarie “procedure parlamentari” ottenendo tra l’altro la luce verde del Bundestag. “Abbiamo fatto tutto quelle che era possibile fare oggi”, ha osservato Moscovici sottolineando l”‘enorme passo in avanti compiuto”.
Ora bisogna essere “pragramatici e non drammatici” nell’esaminare tutte le opzioni ancora aperte per arrivare al necessario taglio del debito, ad esempio attraverso un suo ‘riscadenzamento’ o con un taglio dei tassi.