GALWAY. Quando un aborto, necessario, viene negato si uccide una vita. È la storia di Savita Halappanavar, irlandese di origini indiane, morta dopo che i medici dellospedale di Galway, in Irlanda, non le hanno consentito laborto, sostenendo che questo è un paese cattolico.
Un paese cattolico che però le ha tolto la vita: il bambino che Savia portava in grembo da quattro settimane era un bambino voluto, ma che forse non voleva nascere. Savita si è recata, infatti, in ospedale quando la sua gravidanza ha cominciato a darle problemi. Era il 21 ottobre scorso quando la 31enne, che viveva a Galway col marito, veniva ricoverata allistituto sanitario universitario con forti e atroci dolori alla schiena.
I medici le dicevano che non poteva abortire perché lIrlanda è un paese cattolico e il feto era ancora vivo, ha spiegato il marito Praveen, ingegnere, allIrish Times. Il consulente spiegò che finché si sente un battito cardiaco del feto non possiamo fare niente, ha aggiunto il marito, in unintervista telefonica dalla regione di Karnataka, nel sud dellIndia. Non sono né irlandese né cattolica disse allora Savita, riferisce il marito ma mi hanno detto che non possono fare niente.
La donna è morta di setticemia il 28 ottobre scorso, una settimana dopo il ricovero. Il feto è stato asportato dal suo corpo il 23 ottobre, dopo che il cuore del bambino aveva smesso di battere. Prima di morire tremava, vomitava, doveva sempre andare al bagno, stava malissimo. Poi febbre, battito cardiaco basso, condizioni critiche, la morte. Lospedale ha spiegato, in un comunicato, di avere avviato unindagine sulla morte di Savita. Anche il premier Kenny ha riferito che il ministro della Sanità ha richiesto una relazione sulle circostanze in cui è morta la donna.
La morte di Savita è avvenuta a poche settimane dallapertura della prima clinica privata in cui è possibile labortonell’Irlanda del Nord. Se laborto nel Paeseè negato solo per motivi religiosi, in questo caso, perché non si è considerato che fosse in ballo la vita della donna? In Irlanda laborto, ma tranne nel caso serva a salvare la vita della madre. Il marito di Savita è convinto che la moglie si sarebbe salvata se i medici fossero intervenuti tempestivamente: ma adesso gli rimane solo questa, inutile, convinzione.
Una storia che sta facendo il giro del mondo, tanto che in Irlanda è stata organizzata una manifestazione a cui hanno partecipato, nella serata di mercoledì, almeno 2mila persone, che si sono radunate davanti al Parlamento per una veglia a lume di candela, chiedendo che il governo trovi il modo di chiudere la scappatoia che consente di negare laborto a una donna in pericolo di vita. Gli organizzatori hanno annunciato di attendere una folla molto più vasta ad una nuova manifestazione prevista per il fine settimana, e chiedono agli irlandesi di tutto il mondo di protestare davanti alle ambasciate.
La veglia si muoveva al grido di Savita meritava di meglio. Manifesti, immagini, slogan affollano i social network: Anchio ho un battito cardiaco, dice uno dei cartelli. Vergogna, urlato in nero, dice un altro manifestante. Si accendono candele, si celebrano minuti di silenzio in varie città irlandesi, come a Limerick. La principale forza di opposizione, il partito laburista dIrlanda, si chiede se non sia il caso di affrontare senza paraocchi la questione dellaborto, ma non si notano prese di posizione particolarmente nette.