AMSTERDAM. Da gennaio 2013, gli alunni delle scuole di Amsterdam non potranno più fumare cannabis a scuola: la capitale olandese è la prima cittàad adottare misure di questo tipo.
A renderlo noto è stato un portavoce del comune, Iris Reshef, che sottolineato come la violazione del divieto, potrà far scattare una multa o i lavori socialmente utili.
A sostenere liniziativa messa in campo dal comune olandese è anche Giovanni Serpelloni capo del DPA, il Dipartimento politiche antidroga, che si espresso in questi termini: Non possiamo che condividere questa importante decisione presa dal primo cittadino di Amsterdam, in una nazione come l’Olanda nota per la sua tolleranza verso l’uso delle droghe leggere. Per altro le informazioni giornalistiche danno conto del fatto che in caso di inottemperanza da parte degli studenti gli insegnanti saranno autorizzati a chiamare la polizia.
Il divieto introdotto dal sindaco di Amsterdam, Eberhard van der Laan, è piaciuto a Serpelloni che ha così continuato sullargomento: In un momento in cui la comunità scientifica internazionale sta mettendo in evidenza sempre più evidenze scientifiche sulla nefrotossicità e pericolosità della cannabis, questa decisione attuata da un paese orientato alla tolleranza verso ad un uso ricreazionale, dimostra come l’attenzione verso i minori e la loro tutela dai pericoli e dai danni derivanti dall’uso di cannabis, debba subire corsie diverse e parallele. Durante questi anni è stato fatto un danno enorme diffondendo una comunicazione distorta ed errata sull’idea che la cannabis non sia una droga pericolosa o addirittura sia il toccasana di moltissime patologie.
Luso del cannabis sarà vietato anche nelle aree di gioco, ed i coffee shop che si trovano a meno di 250 metri da una scuola, dovranno chiudere i battenti da qui a gennaio 2014. Voglio inoltre ricordare – conclude Serpelloni- cheogni euro speso per acquistare droga illegalmente, finanzia le mafie, le loro violenze e il terrorismo. Un fatto su cui alcuni ragazzi dovrebbero riflettere molto bene prima di dare i loro soldi alle organizzazioni criminali per soddisfare esigenze di divertimento sicuramente non primarie.