Secondo trionfale annuncio in due giorni dei soldati del Ciad che combattono in Mali a fianco dei soldati francesi.
Il loro stato maggiore ha rivendicato l’uccisione dell’algerino Moctar Belmoctar, uno dei leader dell’ala nordafricana di al Qaida, il terrorista che aveva rivendicato l’attacco di gennaio al campo gaziero di In Amenas, in Algeria, dove furono uccisi 37 ostaggi. Nelle ore scorse il presidente Idriss Deby aveva annunciato la morte di un altro pezzo da novanta della gerarchie di al Qaida nella regione.
In un comunicato dello stato maggiore ciadiano si legge che il capo integralista islamico, ‘mente’ del sanguinoso assalto all’impianto algerino, è stato ucciso durante un attacco ad una base ribelle di fondamentalisti nel massiccio dell’Ifoghas, vasta zona montagnosa ricca di grotte e da molti indicata come rifugio privilegiato dei capi dei gruppi terroristi.
“Sabato 2 marzo a mezzogiorno – si legge nel comunicato – le forze del Ciad operative nel nord del Mali hanno distrutto completamente una base terroristica di jihadisti nel massiccio dell’Adrar dell’Ifoghas, più precisamente nella valle di Ametetai”.
Il testo, letto in televisione, precisa che “numerosi terroristi sono morti, e tra loro Moctar Belmoctar, soprannominato ‘il guercio’ ” (aveva perso l’occhio sinistro combattendo giovanissimo in Afghanistan contro i sovietici).
L’annuncio è stato fatto dopo quello del presidente ciadiano Idriss Deby che aveva riferito della morte du Abou Zeid, uno dei principali capi di Al Qaida nel Maghreb islamico.
I militari francesi che in Mali combattono contro i fondamentalisti islamici insieme ai soldati del Ciad per ora non hanno confermato questa uccisione e mantengono il ‘no comment’ anche a proposito di Belmoctar. Se entrambi i terroristi fossero effettivamente morti, si tratterebbe di un duplice durissimo colpo per le milizie jihadiste.
Nato nel giugno 1972 a Ghardaia, 600 chilometri a sud di Algeri, Belmoctar ha combattuto in Afghanistan nel 1991 ed è tornato in Algeria nel 1993. In un primo tempo si è unito al Gruppo salafita per la predicazione e il combattimento (Gia), poi è passato ad al Qaida nel Maghreb islamico (Aqmi), da cui è stato però espulso lo scorso novembre, perché la sua brigata si era resa protagonista di troppi atti violenti al di fuori degli ordini. Ha così dato vita a un proprio gruppo islamico, denominato “Coloro che firmano col sangue”, autore appunto del clamoroso e sanguinoso sequestro di massa nell’impianto gaziero del suo Paese, lo scorso 16 gennaio.