Usa, datagate: Snowden in fuga. Assange: “Un eroe”

di Redazione

Edward Snowden HONG KONG. Edward Snowden è in fuga. Il 29enne che ha rivelato alla stampa la vastità dei programmi di sorveglianza della National Security Agency americana, ha lasciato la stanza dell’Hotel Mira di Hong Kong, dove si era rifugiato dal 20 maggio.

Sulle sue tracce ci sono gli agenti dell’unità conosciuta come ‘Gruppo Q’ della Nsa (l’Associate Directorate for Security and Counterintelligence), una sorta di direzione affari interni, il cui unico scopo è impedire le fughe di notizie e, in caso di fallimento, catturare il colpevole, ossia Snowden e assicurarlo alla giustizia.

Ad Hong Kong, amministrativamente entità semi-autonoma (Sar) ma strettamente dipendente dalla Cina, Snowden era a rischio di estradizione. Esiste infatti un accordo in vigore da 16 anni tra Usa e Hong Kong che garantisce le estradizioni salvo pochissime eccezioni, ossia se “consegnare” la persona oggetto del provvedimento, “implica” mettere a rischio “la difesa, gli interessi stranieri o gli interessi pubblici essenziali o la politica” della Cina.

Intanto, Lonnie Snowden, il padre della talpa del datagate, si è detto preoccupato per la sorte del figlio. L’uomo, che ha parlato brevemente con la tv americana, ha detto che sta ancora metabolizzando le ultime notizie su Edward che ha visto l’ultima volta un mese fa, poco prima dunque della partenza per il giovane per Hong Kong.

Ed è intervenuto anche Julian Assange, il fondatore di Wikileaks: “Ero in contatto con Edward Snowden – ha detto dall’ambasciata dell’Ecuador a Londra dove è rifugiato – E’ un esempio per tutti noi. E’ un eroe”. La rivelazione dell’esistenza di un programma di spionaggio del web è “uno degli avvenimenti più gravi del decennio”, ha affermato l’uomo che nel 2011 cominciò a rivelare i cablogrammi interni delle ambasciate Usa nel mondo. E ha aggiunto: la talpa che ha svelato l’esistenza di Prism è “in una posizione molto problematica, poiché contro di lui si è messa in moto la stessa retorica vista contro Bradley Manning”, sotto processo dalla corte marziale a stelle e strisce perché accusato di aver passato al fondatore di Wikileaks i file con i cablogrammi.

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