Atlanta. Il medico-missionario americano Kent Brantly, contagiato ai primi di agosto da ebola in Liberia, è stato dimesso dallospedale dopo essere stato curato per primo con il siero sperimentale Zmapp.
Dimessa dallospedale delluniversità di Emory ad Atlanta anche linfermiera Nancy Writebol che con il dottor Brantly aveva contratto lebola in Liberia ai primi di agosto. La notizia è stata diffusa dallorganizzazione Samaritans Purse per cui entrambi gli operatori lavoravano in Liberia. Brantly era stato trasferito negli Usa il 2 agosto dopo aver ricevuto una prima dose del siero che sembra quindi aver dimostrato la sua efficacia contro il virus.
Lo Zmapp era stato testato fino ad allora solo sulle scimmie ma le condizioni disperate di Brantly lo indussero ad accettare il trattamento. Da allora Brantly è progressivamente migliorato, così come linfermiera Writebol. Lo stesso siero si è rivelato inutile per un missionario spagnolo 75enne, Miguel Pajares.
Brantly era stato ricoverato all Emory University Hospital di Atlanta (città dove ha sede il Centro per il Controllo e la Prevenzione delle malattie Usa, Cdc). Lemergenza Ebola, in Africa, continua. Secondo dati ufficiali, si contano almeno 783 casi accertati in Sierra Leone, e il già debolissimo sistema sanitario del Paese africano sta collassando: a lanciare lallarme è Emergency.
Secondo lorganizzazione medico-umanitaria, nellarea della capitale Freetown, dove ci sarebbero almeno 20 casi accertati, le sole strutture sanitarie pienamente funzionanti sono il Centro chirurgico e il Centro pediatrico di Emergency. Lospedale pediatrico locale è chiuso e il Connaught Hospital lavora in modo discontinuo a causa dellassenza del personale medico e infermieristico, spaventato dal diffondersi del contagio e dalla paura di contrarre il virus.
Lultimo report ufficiale dellOrganizzazione mondiale della sanità dichiara che in Sierra Leone 52 operatori sanitari sono stati infettati dal virus e 28 di loro sono morti. Gli ospedali privati sono chiusi dalla scorsa settimana: non sono pronti ad affrontare lemergenza e non hanno nessun obbligo di rimanere aperti, segnala ancora Emergency, che è presente nel Paese dal 2001.
Il Military Hospital di Freetown ha chiesto a Emergency di formare i militari sulluso dei dispositivi di protezione individuale per trattare i pazienti potenzialmente infetti dal virus. Con la dichiarazione dello stato di emergenza dello scorso 30 luglio, infatti, la Sierra Leone aveva deciso la mobilitazione dei militari per garantire il rispetto delle procedure di sicurezza per la prevenzione della diffusione di Ebola.
Dallinizio dellepidemia, Emergency ha isolato 6 pazienti: fortunatamente nessuno è risultato affetto da virus. Per far fronte al pericolo di contagio, il personale mantiene la massima attenzione nelluso dei dispositivi di protezione: in un Centro chirurgico il rischio di contatto con liquidi biologici è altissimo. Sono state limitate le visite dei parenti e sono state allestite due tende di isolamento dove ricoverare i casi sospetti. Intanto le autorità del Sudafrica hanno chiuso le frontiere ai viaggiatori provenienti dai tre Paesi più colpiti dallepidemia di ebola: Guinea, Liberia e Sierra Leone.
Il ministero della Salute di Pretoria ha annunciato un divieto totale di ingresso nel Paese a tutte le persone che arrivano da Paesi ad alto rischio, a esclusione dei cittadini sudafricani. Secondo gli ultimi dati diffusi dallOrganizzazione mondiale della Sanità (Oms), lepidemia di ebola ha provocato finora 1.350 morti con 2.473 casi di contagio in Guinea, Liberia, Nigeria e Sierra Leone.
In Liberia si è registrato il numero più alto di morti tra il 17 e il 18 agosto (95) e 126 nuovi casi di contagio, per un totale di 576 decessi e 972 persone che hanno contratto il virus. In Sierra Leone i morti finora sono 374 e i casi di contagio 907, in Guinea 579 le persone malate di ebola e 396 i morti, mentre la situazione appare sotto controllo in Nigeria, con 4 morti e 15 contagiati e nessun caso di contagio registrato tra il 17 e il 18 agosto.