Berna. La svizzera Roche mette le mani sull’americana InterMune e muove un’altra pedina nel risiko della farmaceutica mondiale con un’acquisizione da 8,3 miliardi di dollari.
Negli ultimi giorni i rumors di Borsa avevano dato per scontato un interesse del colosso europeo per la giapponese Chugai, impennatasi alla Borsa di Tokyo la scorsa settimana anche del 20%. Ma Roche ha poi preferito guardare dall’altro lato del Pacifico, conquistando la società californiana, di base a San Francisco, produttrice del pirfenidone, farmaco sviluppato per il trattamento della fibrosi polmonare idiopatica. La medicina è abilitata al commercio in molti Paesi del mondo dall’Europa alla Cina, ma non ancora negli Stati Uniti dove le autorità sanitarie stanno portando avanti i test.
L’offerta rappresenta un premio del 38% rispetto al prezzo di chiusura di InterMune di venerdì scorso e del 63% rispetto a quello del 12 agosto. Dopo anni di operazioni minori come quella per l’acquisto di Seragon Pharmaceuticals per 725 milioni di dollari o delle società di diagnostica IQuum e Genia Technologies per meno di 500 milioni, si tratta della maggiore acquisizione di Roche, che entra così a pieno titolo nella partita che si sta giocando a livello globale nel settore della farmaceutica.
I giganti del settore si stanno infatti posizionando nel mercato in vista della scadenza di molti brevetti di protezione dei medicinali e come conseguenza del generalizzato ribasso dei prezzi su cui insistono le autorità sanitarie nazionali.
Ad aprile scorso Novartis e GlaxoSmithKline sono state recentemente protagoniste di uno scambio di asset del valore di 20 miliardi di dollari, mentre lo scorso mese AbbVie ha trovato un accordo per l’acquisizione di Shire per la mega cifra di 54 miliardi di dollari.
Tra le due sponde dell’Atlantico si è concretizzato anche l’acquisto da parte della tedesca Bayer dei farmaci e dei prodotti da banco dell’americana Merk, famosa nel mondo per i sandali del Dr Sholl. Si è risolto invece in un nulla di fatto questa primavera il tentativo di Pfizer di conquistare AstraZeneca, portato avanti a forza di rialzi d’offerta fino a 120 miliardi di dollari mai accettati dall’azienda britannica.