Bruxelles. “Non sono l’architetto di quello che si potrebbe definire il problema lussemburghese”, “non c’è niente nel mio passato che indica che la mia ambizione era di organizzare l’evasione fiscale in Europa”.
Il presidente della Commissione Juncker hadifeso gli accordi che il Lussemburgo ha stipulato con circa 349 multinazionali (il politico era primo ministro del piccolo granducato dal 1995 al 2013)permettendo loro di avere rilevanti agevolazioni fiscali.
“Tutto è stato fatto in linea con la legislazione nazionale e internazionale che si applica in questi casi”, ha detto, prima di aggiungere: “Lo stato delle cose è dovuto al fatto che dobbiamo confrontarci con diversi standard. Finché non ci sarà l’armonizzazione fiscale in Europa questo potrà essere il risultato”.
“Non avrò alcuna influenza su quello che verrà fatto e deciso dalla commissaria alla concorrenza Vestager”, ha infine concluso Juncker.
Diversi giornali hanno pubblicato nei giorni scorsi i risultati di un’inchiesta condotta dall’International Consortium of Investigative Journalists (Icij) in cui emerge una vasta elusione fiscale da parte di grandi aziende tramite accordi con il piccolo stato membro della zona euro. Tra queste anche diverse società e banche italiane, oltre a colossi internazionali come Pepsi, Aig e Deutsche Bank.
Sulsito del Consorziosono stati pubblicati più di 28.000 pagine di documenti riservati, tra cui centinaia di accordi fiscali privati concessi dal Lussemburgo alle imprese in cerca di un regime fiscale favorevole.