AVERSA. Buco nellacqua, in tutti i sensi, considerata la pioggia battente e incessante, per la polizia che non è riuscita nellintento di catturare in quarantotto ore i due super ricercati del clan dei casalesi.
Dopo Antonio Iovine, alias O Ninno, si voleva assicurare alla giustizia anche Michele Zagaria, ma la soffiata che riferiva del boss rifugiato in un villino ad Aversa non si è rivelata fondata. A questo punto scattano le rimostranze dei proprietari dello stabile.
A quarantotto ore dallinizio degli scavi non conosciamo ancora i motivi che hanno indotto la questura di Napoli ad effettuare una perquisizione allabitazione e al negozio del signor Giuseppe Inquieto. Dallo stesso provvedimento abbiamo appreso che la perquisizione è stata disposta su nota della questura del 19 novembre scorso il cui contenuto, ovviamente, ignoriamo. Fa trasparire tutta lamarezza propria e dei suoi clienti lavvocato Rosario Pagliuca che difende gli interessi delle famiglie Abate e Inquieto, il cui immobile, in via Onofrio Marchione 8 ad Aversa, dove ci accoglie, è stato seriamente danneggiato a seguito della perquisizione e degli scavi effettuati dagli uomini della squadra mobile di Napoli in trenta ore di lavoro che avrebbero dovuto portare alla cattura del ministro dei lavori pubblici del clan dei casalesi: Zagaria, alias Capastorta, latitante da ormai quindici anni.
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Buchi in cortile, negozio praticamente inagibile con pareti bucate e scavi vari, tanto da far ipotizzare un possibile problema statico per ledificio, e contenuto buttato allaria. Attualmente la famiglia ha trovato ospitalità presso familiari. Danni materiali che lavvocato ipotizza in 70mila euro con una stima al ribasso e senza tener conto di quelli morali o allimmagine anche commerciale: chi verrà più in un negozio che considerano essere di proprietà di un camorrista?.
Mercoledì lappuntamento in questura per redigere il verbale corredato dalle foto della polizia scientifica. Ed a chi gli fa notare la perseveranza degli uomini della mobile napoletana,tanto da far ipotizzare elementi concreti, il legale aversano risponde: Se la polizia avesse avuto elementi concreti come minimo avrebbe arrestato il mio cliente. Credo, invece, che gli agenti abbiano agito sulla scia delleuforia dellarresto di Iovine e sono venuti qui con la certezza di fare il bis. Una certezza, fa notare lavvocato Pagliuca, che non si è capito se fondata su intercettazioni ambientali, una segnalazione anonima o altro. Ed in questo senso dalla questura napoletana le bocche continuano a rimanere cucite.
Dagli stessi interessati è emerso che qualche anno fa, a Casapesenna, a casa di un fratello di Giuseppe Inquieto fu rinvenuto un ricercato del clan Zagaria. Ma il mio cliente aggiunge Pagliuca e suo fratello sono due persone diverse. In questo senso i proprietari smentiscono anche alcunenotizie che riferivano del ritrovamento di una parete mobile e di cunicoli. La casa è aperta a chiunque della stampa voglia rendersi conto che qui non cera alcun nascondiglio.
I danni nell’Outlet di via Marchione – VIDEO |