Degrado nell’Opg, parlano gli infermieri

di Redazione

OpgAVERSA. Degrado ed abbandono, uomini lasciati in balia degli eventi, chiusi in celle anguste e buie, molto spesso affetti da patologie fisiche piuttosto che mentali.

Piccoli grandi esseri con storie terribili alle spalle, che oggi vivono, o meglio cercano di sopravvivere, lontani dagli affetti, lontani dagli “altri”, lontani da quel mondo che si sono lasciati alle spalle. Sono i detenuti, ma il termine corretto è internati, dell’ospedale psichiatrico di Aversa, un universo parallelo nella quotidianità. A parlarci di loro e della situazione in cui versano sono tre dipendenti dell’Asl Caserta, distaccati con la qualifica di infermieri presso il presidio. “Infermieri di frontiera”, come piace loro definirsi, che conciliano il lavoro con l’intensa attività sindacale.

Si tratta di Luigi Riccardi dell’Ugl, Giovanni Serra della Cisl e Antonio d’Orazio della Uil, in tre ma con un’unica voce:”Di fatto – dicono – il decreto legge 30 maggio 2008 numero 95 che cita le disposizioni relative al riordino del sistema di medicina penitenziaria è stato un fallimento. A tre anni dalla sua ipotetica entrata in vigore nulla è cambiato, anzi. Attualmente l’Opg ospita più di 300 degenti, mentre ne potrebbe contenere appena la metà. Le condizioni igienico sanitarie sono spesso precarie ed in più di un’occasione abbiamo palesato, con lettere ufficiali, la situazione ai commissari sanitari che si sono susseguiti nel tempo, al direttore sanitario Ferraro e al direttore della penitenziaria Giaquinto”.

Secondo l’incartamento in possesso dei tre sindacalisti, la situazione in cui si trovano gli operatori e gli internati, sono davvero impressionanti. Mancano letti di contenimento, mancano siringhe e materiale sterile, mancano guanti e tute che possano garantire agli stessi infermieri una sicurezza sul posto di lavoro, tra l’altro tanto particolare. Un esempio su tutti: qualche settimana fa un’epidemia di pediculosi ha causato gravi problemi anche agli operatori sanitari. Per non citare gli episodi di violenza fisica dicui infermieri e polizia penitenziaria sono spesso vittime.

Al fine di incrementare la presenza di infermieri una soluzione ci sarebbe: “Si potrebbe sperimentare la soluzione dell’Asl Napoli 1, in cui a fronte della carenza di personale – spiega Riccardi – sono stati assunti a tempo, personale Osa di ditte private”. Certo, una soluzione che potrebbe alleviare la gravissima situazione in cui riversano uomini e donne, la stessa situazione che ha spinto in passato molti a cercare e trovare la morte, piuttosto che una finta vita.

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