AVERSA. Forse non sarebbe accaduto o forse sarebbe successo comunque, però se ci fosse stato dato ascolto oggi, almeno, non avremmo il cuore stracolmo di rabbia.
Comincia così una nota trasmessa, allindomani dellomicidio dello studente quattordicenne assassinatoin piazza Bernini, dal Comitato per la Vivibilità di via Seggio, nato spontaneamente tra i residenti della zona che circonda la curia vescovile.
Non intendono fare polemica ma vogliono esprimere tutta la rabbia che trabocca dal cuore. Rabbia per avere dovuto assistere ad una marcia per dire no alla violenza, materializzatasi nella notte tra sabato e domenica nel barbaro omicidio di un quattordicenne, reso possibile dagli eccessi creati da quella che viene definita movida.
Rabbia perché nessuno ha dato ascolto alle grida di allarme che stanno lanciando fin dallo scorso novembre, denunciando a istituzioni, partiti, amministratori cittadini, forze dellordine il problema che scrivono toccavamo (e tocchiamo) con mano, rappresentato dal pericolo insito nella liberalizzazione incontrollata di attività che creano caos, confusione, tensione, Condizione etichettata movida, quasi fosse un fenomeno di folclore locale da pubblicizzare, diffondere, far crescere.
Certo la movida continua la nota – potrebbe portare sviluppo economico ad una città, ma se fosse regolamentata, controllata, tenuta sotto osservazione diretta e costante dalle forze dellordine, particolarmente in una città posta al centro di un territorio conosciuto come terra di Gomorra. Invece niente.
Le nostre proteste, segnalazioni, suggerimenti, denunce sono cadute nel vuoto, non sono servite a modificare un andazzo che sottolinea la nota non rispetta leggi e norme che regolano la materia come la circolare 3644/C del Ministero dello sviluppo economico del 28 ottobre 2011 in cui si prevedono limitazioni all’apertura di esercizi, effettuate con specifici provvedimenti sindacali, secondo i principi di necessità ed urgenza, per evitare danno alla sicurezza, all’ambiente, al paesaggio, al patrimonio culturale e per prevenire danni alla salute.
Oppure prosegue la nota come il decreto Monti numero 1 del 2012 che, allarticolo 1 lett. a prevede la possibilità di porre limiti numerici ad autorizzazioni e licenze ( .) per lavvio di unattività economica lì dove sussistono giustificate motivazioni (ed ad Aversa ci sono) che configgono con linteresse generale, costituzionalmente rilevanti e compatibili con lordinamento comunitario nel rispetto del principio di proporzionalità.
Persino il piano di recupero del centro storico dalla città di Aversa è stato ignorato, perché sottolinea la nota larticolo 24 vieta limplementazione nel centro storico di attività artigianali e produttive inquinanti e rumorose invece in via Seggio, dove nella notte tra sabato e domenica, solo per volontà di Dio non cè scappato il morto, come purtroppo è accaduto, nella stessa notte, in piazza Bernini, sono nati e continuano a spuntare come funghi locali destinati alla somministrazione che richiamano centinaia di giovani ogni notte. Giovani che bevono di tutto, senza ritegno, infischiandosene delle regole che le forze dellordine dovrebbero far rispettare.
Da qui gli eccessi che ricorda la nota constatiamo ogni notte, non solo in quelle canoniche della movida: Da qui gli eccessi che possono degenerare e che degenerano, trasformandosi in pestaggi, vandalismo e, purtroppo, omicidio.
Se qualcuno avesse ascoltato le nostre grida daiuto, se qualcuno avesse deciso di rendere visibile, continua e costante la presenza delle forze dellordine e di imporre il rispetto di regole che esistono proprio per tutelare la legalità e la sicurezza, forse ipotizzano tutto questo non avverrebbe, forse la marcia non ci sarebbe stata. Ma, purtroppo, cè stata e le Istituzioni, i partiti, gli amministratori locali non possono non sentire il peso della responsabilità di quanto è accaduto.
Non basta marciare, non possono accontentarsi di essere nel gruppo, bisogna ascoltare ed agire altrimenti si è colpevoli. Basta marciare per dire no alla violenza. Basta con le manifestazioni che lasciano il tempo che trovano. Per cambiare registro bisogna che ciascuno, istituzioni, partiti, amministratori locali, cittadini, faccia la sua parte. Che ciascuno si assuma le proprie responsabilità mettendo in atto i provvedimenti necessari a prevenire nuove tragedie, conclude la nota.