Quando la malasanità è anche malainformazione

di Antonio Arduino

 AVERSA. E’ possibile recarsi al centro trasfusionale dell’ospedale Moscati per donare il sangue e sentirsi dire “no grazie, ne abbiamo anche troppo”?

E’ quanto accaduto a S.F., donatore di sangue abituale, che due giorni dopo avere ottenuto il rifiuto al Moscati lo ha donato ad una postazione Avis collocata all’ingresso di un supermercato che raccoglieva sangue per il centro trasfusionale dell’ospedale…Moscati. A S. è parso un non senso, un episodio di malasanità o quanto meno di malagestione della sanità. Così ha ritenuto doveroso denunciare per mail l’accaduto, perché provassimo a chiarire l’arcano. Lo abbiamo fatto chiedendo spiegazioni al responsabile del centro trasfusionale e la denuncia di un presunto caso di malasanità ha dato occasione per fare buona informazione.

“E’ possibile che sia stata detta la frase riferita dal signor F. perché – dice Saverio Misso – premesso che il sangue ha una scadenza, cosicché deve essere utilizzato prima che scada affinché non vada sprecato, il donatore può essere venuto al centro quando c’era abbondanza di sangue del suo gruppo. Di conseguenza, prelevarne per averne in eccesso, rischiando di doverlo sprecare per scadenza, non sarebbe stato di alcuna utilità”.

“Però – aggiunge – se avesse voluto effettuare comunque la donazione, come ha fatto due giorni dopo, avrebbe potuto chiedere anche a me il perché del rifiuto e non solo avrebbe rimosso immediatamente il dubbio ma sarebbe stato anche informato di poter donare non sangue intero di cui, in quel giorno non avevamo necessità, ma plasma”. “Facendolo, sarebbe diventato un superdonatore perché il plasma – spiega Misso – non solo può essere utilizzato così come viene prelevato ma anche perché, opportunamente trattato, ci permette di produrre sostanze come albumina, immunoglobuline polivalenti, fattore VIII antiemofilico, antitrombina e tante altri derivati che l’azienda normalmente deve acquistare e che vengono prodotti in paesi stranieri”.

“La donazione di plasma – continua il responsabile del centro trasfusionale – non solo premette di dare risposta alle necessità dei pazienti, ma consente anche un risparmio economico e addirittura un guadagno all’azienda sanitaria che può produrre da se quanto le è necessario e scambiare con altri prodotti, forniti dalle società farmaceutiche, quanto ricavato dal plasma ma non utilizzabile direttamente in azienda”.

Se S. avesse voluto donare comunque, come ha poi fatto presso la postazione mobile Avis, e se si fosse informato sul perché del diniego alla richiesta di donazione del sangue chiedendo agli specialisti del Moscati, avrebbe potuto donare plasma.

L’unica differenza tra le due donazioni sono le modalità ed i tempi richiesti. Perché quella di plasma impegna il donatore per circa un’ora, dovendo il sangue essere prelevato e rimesso nel donatore dopo la separazione, “Anche se i candidati ottimali per questo tipo di donazione sono i soggetti di gruppo AB o B, chiunque – ricorda Misso – può donare plasma”.

“Naturalmente il plasma – aggiunge – può essere ricavato anche dal sangue intero, per frazionamento. Per questo motivo accade che recandosi ad una postazione Avis non si ha mai un rifiuto”. “Perché – conclude – il sangue raccolto in quelle postazioni viene utilizzato così com’è o trasformato in plasma, frazionandolo quando arriva nei nostri laboratori, sulla base delle esigenze del momento, senza imporre al donatore il tempo di prelievo lungo necessario per la donazione di plasma”. Dunque, non era l’ennesimo episodio di malasanità quello denunciato da S.F. ma solo carenza d’informazione.

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