Sagliocco lascia la carica di sindaco per il Consiglio regionale?

di Antonio Arduino

Sagliocco AVERSA. E’ polemica per le dichiarazioni fatte dal sindaco Sagliocco sulla possibilità di rientrare in Consiglio regionale mettendo da parte la fascia tricolore.

“Non posso non accettare di far parte del consiglio regionale. Mi dispiace per quanto sta accadendo all’onorevole Polverino. Da parte mia non posso sottrarmi ai doveri di consigliere regionale e deciderò nel termine previsto dalla legge relativamente all’incompatibilità con la carica di primo cittadino della città normanna”.

Sono queste le uniche dichiarazioni ufficiali rilasciate, fino ad oggi, dal sindaco di Aversa che nella prossima settimana, se l’apposita commissione regionale dovesse decidere – come appare certo – la sospensione del consigliere del Pdl posto in stato di arresto per lo scandalo scoppiato nella Asl Caserta, potrebbe trovarsi di fronte al bivio di scegliere se continuare il suo mandato di primo cittadino o rientrare nel consiglio regionale. Poche parole che però sono state sufficienti a scatenare reazioni e polemiche tra i cittadini aversani che si sentono offesi tutti, sia quel 51-52% di elettori che votandolo gli hanno dato fiducia, sia tutti gli altri che oggi vengono amministrati dal sindaco Sagliocco che, come sempre accade, una volta eletto ha dichiarato di essere il sindaco di tutti.

Affermare di dover accettare di far parte del consiglio regionale “perché non può sottrarsi ai doveri di consigliere regionale”, dimenticando di avere dei doveri nei confronti di chi lo ha scelto a dispetto di una campagna elettorale che lui stesso ha definito doppia, essendo stato chiesto un voto disgiunto per sindaco e liste dagli stessi esponenti della coalizione di partiti che lo ha ufficialmente sostenuto, dà la sensazione che intenda sottrarsi ai doveri di primo cittadino che, sicuramente, sono maggiori e più gravosi di quelli di un consigliere regionale senza deleghe di governo, per gli aversani, impegnati in politica o no, la frase del sindaco ha il significato di una scelta di comodo, di una ritirata.

Una ritirata di fronte agli attacchi che arrivano quotidianamente al suo operato, messo in discussione dall’opposizione e dai suoi stessi alleati, sia aderenti a quello che fino a ieri è stato il Pdl sia alla lista civica Noi Aversani nata dalla sua idea di cambiare la città. Un manipolo di cosiddetti dissidenti che potrebbe rappresentare il seme per una futura sfiducia al sindaco.

Vero è che in battaglia una onorevole ritirata è sempre meglio di una sconfitta ma, fino ad ieri, non sembrava che questo detto popolare potesse rientrare nei comportamenti del primo cittadino che, in più occasioni, ha dichiarato di andare a carro armato, di voler procedere per la sua strada, di operare secondo criteri di trasparenza e legalità, a tal punto da invitare i suoi oppositori a rivolgersi alla magistratura qualora intravedessero nelle sue azioni, in quelle dei suoi assessori o dei suoi funzionari comportamenti che non fossero secondo legge.

Questo dopo avere affermato pubblicamente, più volte, che se si fosse trovato di fronte al bivio Comune o Regione non avrebbe esitato a scegliere di restare sindaco di Aversa per dare risposta ai cittadini che gli manifestano, ogni qualvolta gira per la città, apprezzamento per la sua opera amministrativa.

Un bivio che si presentò anche al suo predecessore, Ciaramella, in occasione delle elezioni provinciali, per le quali si ipotizzava una candidatura dell’allora primo cittadino a Presidente della Provincia di Caserta. Ciaramella non ebbe esitazioni, dichiarò subito che sarebbe restato al suo posto di guida della città e rinunciò alla candidatura.

Certo per l’allora sindaco c’era da vincere la battaglia elettorale mentre l’attuale sindaco la battaglia l’ha già fatta e classificandosi primo dei non eletti avrebbe diritto ad occupare lo scranno vuoto. Ma per quanto tempo e con quali ripercussioni su un’eventuale candidatura futura alla Regione o al Comune di Aversa? L’attuale mandato gli darebbe ancora tre anni e mezzo di impegno per la città.

Tre anni e mezzo per dimostrare con i fatti la capacità, che si attribuisce, di cambiare in meglio la città.Andando in consiglio regionale avrebbe un periodo più breve, molto più breve anche se con uno stipendio più alto di cui, però, non sembra avere bisogno avendo devoluto quello di primo cittadino ad opere sociali, cosa che potrebbe fare anche con lo stipendio di consigliere regionale. Inoltre potrebbe incidere poco sul futuro di Aversa, così come poco ha inciso nelle due consiliature in cui è stato presente, per una questione di ruoli, giacché lavorare dall’esterno è meno efficace rispetto a farlo dall’interno e ancor meno se, come nel caso di Sagliocco, si lavora da guida indiscussa del gruppo di comando.

Circa le ripercussioni su una eventuale candidatura futura alla Regione o al Comune l’aver abbandonato il campo nel momento in cui dopo la vittoria ottenuta con il, sia pure risicato, voto positivo al bilancio si avviava a realizzare le opere programmate che avrebbero consentito alla cittadinanza e alla politica di valutare la gestione Sagliocco a fine mandato, così come chiesto dal capogruppo di Noi Aversani, Rosario Capasso, in occasione dell’approvazione del bilancio, potrebbe non essere ben visto dagli elettori che ormai sembra stiano acquisendo una capacità di valutazione personale del fare politica, se è vero come è vero che la sua elezione è avvenuta con il 51- 52% dei consensi contro il 70% ottenuto dalle liste collegate. Senza contare che Polverino potrebbe non avere colpe e venire reintegrato facendo tornare a casa Sagliocco da semplice cittadino.

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