Aversa. Un dispetto di qualcuno invidioso o che ci vuole male. Le polpette, forse avvelenate, e quella scala rinvenute stanno lì a dimostrarlo.
Nicola Bortone, uno dei responsabili del centro di Aversa della Worl Pet Center srl, società napoletana con sede operativa nella città normanna, dove vengono smistati, allevati e addestrati i cuccioli, non si da pace. Con un viso stanco, segnato dalla fatica, nella serata di sabato, continua: Siamo qui praticamente da venerdì mattina. Alle 20,30 abbiamo chiuso come tutte le sere. Alle 23 la telefonata che ci avvertiva dellincendio e da allora non ci siamo più fermati. Questi cuccioli oltre a commerciarli li amiamo. Questo è il nostro lavoro da 40 anni e da 7 abbiamo la sede operativa di Aversa, utilizzata soprattutto per lo smistamento in tutta Italia.
Come siete organizzati? Abbiamo un allevamento di nostra proprietà in Ungheria che risponde ai più moderni requisiti igienici. I cuccioli partono da lì con tanto di tracciabilità tra il ministero competente ungherese e Uvac(Uffici Veterinari per gli Adempimenti Comunitari) in Italia. I controlli sanitari sono serrati. Qui ad Aversa, poi, i cuccioli sono trattati con tutte le attenzioni necessarie. Abbiamo capannoni per ospitare i cuccioli dinverno e delle cellette per lestate. Da noi quelli di Striscia la notizia non troverebbero pane per i loro denti. La nostra è una delle pochissime aziende del settore in regola.
Avete mai avuto minacce o richieste estorsive? No, mai. Il nostro è un settore particolare dove si lavora più per passione che per guadagno. Tutto, purtroppo, fa pensare che lincendio scoppiato laltra sera sia di natura dolosa, ma non riesco a comprendere come sia nata unidea così assurda e chi abbia potuta metterla in atto. Probabilmente voleva essere un avvertimento o un dispetto. Forse volevano incendiare lautomezzo, poi la cosa ha assunto proporzioni non volute nemmeno dagli autori dellincendio.
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Quali sono le razze canine che trattate? Praticamente tutte. Se lei va su Google e digita razze canine noi siamo praticamente in grado di fornirle tutte.
Qual è stato il bilancio alle 20 di sabato sera? Nel capannone erano ospitati duecento cani. Quindici cuccioli sono morti nellincendio, mentre oggi unaltra decina sono venuti a mancare. Tre o quattro sono morti a causa delle fiamme, tutti gli altri perché intossicati dai fumi che si sono sprigionati. I superstiti, almeno quelli in grado di essere trasportati, sono stati trasferiti presso nostre altre strutture o presso strutture con le quali abbiamo rapporti, in attesa che la situazione qui torni alla normalità.
A cosa sarebbero servite, a suo avviso, le polpette rinvenute? Al momento non sappiamo ancora se fossero o meno avvelenate, anche se io propendo per il primo caso. Probabilmente dovevano servire a mettere fuori gioco i tre cani da guardia di grossa taglia che di notte lasciamo liberi di circolare nellarea dellallevamento.
Intanto, su Facebook si susseguono, come una sorta di tam-tam continuo, gli annunci di disponibilità, specialmente dai più giovani, ad adottare i cuccioli superstiti e le espressioni di dolore per quanto si è verificato in quel centro di smistamento di via Cappuccini. Ma i cuccioli superstiti sono già al sicuro in altre strutture collegate a quella vittima dellincendio dellaltra sera.
Aversa è sgomenta. Dalla tarda serata di venerdì scorso, quando si è verificato lincendio, la notizia si è propagata in città anche perché lhanno ripresa praticamente tutti i media. Tv e siti giornalisti lhanno messa in testa alle loro pagine. Venticinque cani, anzi venticinque cuccioli, tutti di razza (ma questo è un particolare secondario), ammazzati rappresentano una barbarie che nemmeno i non animalisti riescono a digerire, a metabolizzare facilmente.
Una vera e propria strage limitata grazie al coraggio dei soccorritori: vigili del fuoco, carabinieri e addetti a canile. Il centro operativo di via Cappuccini, località SantAntonio, sebbene a pochi passi dal centro abitato cittadino, non era conosciutissimo. Praticamente noto solo agli addetti ai lavori rappresentava e rappresenta un fiore allocchiello per i titolari. Non sarà facile riprendere il ritmo ordinario, ma i titolari si ripromettono di far ritornate tutto come prima in tempi brevi.
Quei guaiti hanno scosso anche i numerosi vigili del fuoco e carabinieri, che, coordinati dal capitano Daniele Girgenti e dal tenente Flavio Annunziata, laltra notte hanno messo a repentaglio le proprie vite per salvare quanti più possibile di quei duecento cuccioli. Ci sono quasi riusciti. Solo quindici non ce lhanno fatto. Nella giornata di ieri altri dieci non sono riusciti a superare le crisi respiratorie provocate dai fumi inalati nel corso dellincendio al capannone. Incendio sulle cui cause indagano i carabinieri del reparto territoriale di Aversa. I militari, pur non avendo ancora ricevuto un rapporto ufficiale da parte dei vigili del fuoco sulle cause che hanno provocato le fiamme, non fanno mistero di prediligere la pista dellincendio doloso.
Allinterno del perimetro dellallevamento canino, infatti, appoggiata al capannone che ospitava i cuccioli, è stata rinvenuta una scala che non faceva parte dellallevamento stesso, Inoltre, sempre vicino a questa scala, appoggiate sulle grondaia del capannone sono state rinvenute quattro polpette di carne attualmente allesame dei sanitari dellAsl di Caserta, ma che si ipotizzano avvelenate, da utilizzare, quasi certamente per annullare la presenza di tre cani da guardia di grossa taglia che di sera, quando si chiudono gli uffici del centro, vengono liberati nellarea.
Gli investigatori ipotizzano che bersaglio degli attentatori fosse lautomezzo utilizzato per il trasporto degli animali (del quale è rimasto solo lo scheletro). Il vento che laltra sera imperversava in zona, però, ha fatto sì che le fiamme si propagassero al vicino capannone dal quale distava non più di tre metri. Immediati i guaiti degli animali imprigionati nelle proprie gabbiette.
Quando i soccorritori sono giunti sul posto sono stati costretti a tagliare le lamiere che fanno da parete al capannone, poi, con una particolare attrezzatura hanno dovuto aspirare i fumi allesterno, prima di potervi accedere.
Subito dopo è stata una lotta contro il tempo con scene che non è esagerato definire apocalittiche. Sul posto anche la veterinaria del centro di smistamento aversano che, stando ai racconti dei presenti, avrebbe tentato anche la respirazione bocca a bocca per rianimare alcuni dei cani intossicati dai fumi provocati dallincendio di materiale plastico presente nel capannone che ospitava i duecento cuccioli.
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